Per il panino al prosciutto.
Per il panino al salame.
Per il pacchetto di wafer.
Per l'orrida merendina.
Per la mela.
Per le due banane.
Per tovagliolo, bicchiere, forchetta e coltello.
Per tutto questo, che ci è stato fornito al nostro arrivo dai Compagni Operai in un elegante sacchetto di plastrica su cui apporre il proprio nome.
Per i Compagni Operai istessi.
Per gli spogliatoi traformati in camerini.
Per le prove negli spogliatoi trasformati in camerini.
Per il folle partigiano E.
Per l'Amica Immaginaria che le ci piace uno che io ho guardato e ho detto: "E' piccolo".
Per la tamborra lasciata a casa.
Per il sound check non fatto.
Per l'ansia degli attori.
Per l'ansia nostra.
Per noi che usciamo alle 18.00 e c'è già la fila davanti ai cancelli.
Per noi che abbiamo i volantinatori e i Modena che si vendono le loro magliette.
Per il violinista tamarro dei Modena che ci sorride.
Per il fisarmonicista calabro che ci lascia l'aperitivo pagato il 28 per C'est la guerre.
Per lo stesso fisarmonicista calabro che ti dice: "Eh, io il martedì sono a scuola." "Insegna?" "No, ci vado!"
Per l'Amica Immaginaria che dà del lei al fisarmonicista calabro perchè ci si trova.
Per il fonico che l'avremmo ucciso.
Per i Compagni Operai che non ci fanno fare il sound check ma ci portano la birra aggratis per consolazione.
Per le mille mila persone falciate dal leggio perchè mia sorella mi scrive il messaggio "correte!" e mancano ancora ottantadue pezzi.
Per la mia prof che arriva e non doveva arrivare.
Per il partigiano E. che sta rintanato nel camerino perchè odia il rumore.
Per la groupie PF ed il fotografo A. che sono stati mille mila ore in camerino con noi.
Per l'audio che saltava.
Ma poi è saltato anche ai Modena, ha-ha.
Per tutto questo, e per tutto quello che mi sono dimenticata.
Io faccio teatro.
E lo faccio in Gramsci29.
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