sabato 30 dicembre 2006

Aiuto-iuto, Comune-Ty!
Il lurido beta blogger non mi fa più mettere le foto!
Iuto Iuto!
"Ma è fuori di senno!"
"Ovvio, è un attore senza impiego"

Quel gran film di The Prestige, di cui è impossibile fare la recensione perchè si capisce tutto alla fine e svelerei il finale. Ma merita.

mercoledì 27 dicembre 2006

K

http://digilander.libero.it/nokappa/
Xkè sn mica sl i blog e i forum, eh. Ke a me mi tokka correggere le brutte dei temi, skritte cs. E poi mi dicn: "ma 2° te è tr corto?". E a me mi viene sempre voglia di risp: "ma 2° te, cm ciumpa faccio a capirlo?". E poi c sn qll ke si dimenticano di togliere le k in bella. E la prof si infuria, e le do ragione. E loro dicono: "mi sn dimenticata", ke se a me 1 risp cs, io lo accido, ke nn capisci ke è peggio, sant'iddio???
Allora io poi qst petizione me l'incollo sul diario, cs qll ke scrivono le dedike ke io nn capisco mi dicono: "ma 6 strana, lo sai?" e io c dico: "Si".

Riassunto mattutino

Io oggi sono diventata felice perchè:
1 - mi sono svegliata con la carogna. Che mi ha svegliato, nell'ordine: un messaggio (ma quello era carino), ma era ancora troppo presto per svegliarmi veramente. Una telefonata g29. Una seconda telefonata g29. Uff.
Mi alzo caracollante, con la voglia di non fare un'assoluta cippa nella giornata. E mi sovviene che devo andare a fare tutte quelle robe di donne che io odio, quando non ci sono motivi per farle. E anzi, ancora di più, quando il motivo prima c'è poi non c'è poi c'è di nuovo poi non c'è più argh. Però l'ottima streganocciola mi sposta la punta dall'estetista, e va già meglio. (non senza farlo un po' pesare, eh, ma ogni tanto il suo ruolo di madre dve uscire... quel due-tre volte al mese. In questi giorni siamo in quel periodo così :D). E questo spiega il verbo diventare.
2 - l'amica E. mi chatta tutta tenera e comprensiva proponendo pestaggi, a cui dico anora di no, ma adesso vediamo per quanto. (E tanto il mio blog non lo legge). Poi mi manda le foto di cani, che non sono quelli che voglio, ma sono carini lo stesso, e disquisiamo sulla faccia di un cane triste quando anche tu lo sei, o sulla faccia triste quando sei un cane, o sul triste cane quando anche tu sei faccia, ora non ricordo.
3 - leggo, nell'ordine. Il blog dell'amica E. che, uno, è un posto incomprensibile, ma mi dice che è normale che sia così. L'altro, invece, che dice che viene al Comune-ty-capodanno e ciò ci rende tutti felici, che non vada al cinema, lei e il Chimico e il .G.
Il blog dle mio fratello, che, anche lui, propone pestaggi, e ottimi menù capodanneschi e - ed è la cosa migliore - rinizia a scrivere, con una petizione che ora metto anch'io. Ah, e il fratello aveva anche mandato una bellissima mela ironica, che tanto il destinatario non la capirà, ma va bene così.
Poi c'è il blog della streganocciola che dice del natale che le è piaciuto, ed è piaciuto anche a me, nonostante i pensieri cupi pensieri cupi pensieri cupi e quindi non sembrava, mi è piaciuto, ecco. E tutto questo spiega perchè felice.
E quindi, oggi, francamente me ne infischio.
Ecco.

martedì 19 dicembre 2006

2nd nanett'

L'estate dei dieci anni è stata l'estate della lettura, per me.
Divoravo un libro al giorno, o quasi.
Era la scoperta die libri storici. Sociali. Politici.
Anche durante il trasloco, leggevo.
E mi ricordo questa scena - appena impiantati nella nuova casa, saranno stati due o tre giorni.
Io seduta sul parquet del mio studio, con la schiena appoggiata al divano, tutto ingombro di scatole, trapani e viti.
Leggo.
"Sale sulla neve".
Sono alla fine.
Suonano alla porta, ma io neanche alzo lo sguardo, ché nei giorni del trasloco c'è sempre un via vai di gente, e io devo finire quel libro, che è bello, bello un sacco.
Sento un po' di casino, di là, sento che tutti vanno alla porta, ma mica mi preoccupo.
"Vieni un po' a vedere chi c'è", dice la streganocciola.
Mi alzo, mica con tanta voglia.
E vedo Carlo, che mi abbraccia, e mi alza di peso come fa sempre lui, e mi impiastriccia tutta di patchouli, come fa sempre lui.
Qui c'è da spiegare il mio rapporto con Carlo, che è veramente il mio quasi-zio, e proprio da zio si comporta.
E c'è anche da dire che ci vediamo pochissimo con Carlo, che ha la sua scuola e le sue vacanze obbligatorie a Napoli, a casa, e che quando ci vediamo è sempre qualcosa di straordinario.
E l'ultima cosa che c'è da dire è che Carlo, questa volta qua, nel luglio 2001, se ne era appena andato. Perchè era venuto per il trasloco, ed era ripartito, come al solito, e mai e poi mai mi sarei aspettata di rivederlo così presto.
Questo è il mio primo ricordo felice del G8.
Carlo che arriva.
Carlo che mi abbraccia.
E le discussioni - subito, neanche aveva appoggiato lo zaino - su quale manifestazione fosse la più sicura e quale la meno.
E, sempre discutendo, Carlo che, sistematicamente, mette su tutte tutte tutte le mensole dei macinini.

prologo & 1st nanett'

Iniziamo dal prima. Il prima, è un trasloco. E' il trasloco dalla casa dove eravamo prima alla casa dove siamo adesso. Non so come funzioni per voi un trasloco. Per noi, è un delirio. Stancante, eh, ma divertente, divertente a mille. Con la vicina che neanche ci dà il tempo di entrare e si mette a litigare, indovinate voi con chi. Con i caffè nel thermos al bar. Con le pizze sul linoleum. Ma questo è un altro post.
Comunque, ci sono due dati fondamentali da sapere:
- ai traslochi arriva sempre Carlo, l'amico napoletano trapiantato a Milano, ma che si rifiuta di pensare che abita lì, il mio quasi-zio.
- la televisione, in casa nostra, è l'ultima cosa che viene collocata, attaccata e sintonizzata.

Ecco.
Iniziamo.
Il primo nanetto è Willy, il lavorante uruguaiano-paraguaiano, una roba così. Mille figli in mille posti. L'accento più bello del mondo.
Willy è il lavorante serio, quello che butta giù i muri, fa le porte, dipinge, queste cose qua. Abita nei vicoli.
E narra di un suo amico che - nella settimana precedente al G8 - viene fermato dalla Polizia. Nei vicoli.
E' sospetto, molto sospetto.
Tiene sottobraccio una latta, misteriosissima.
Gli fanno alzare le mani. Lo perquisiscono, a lungo.
La latta viene fatta appoggiare a terra, molto distante.
L'amico di Willy cerca invano di spiegarsi, di avvicinarsi alla latta per aprirla, per dimostrare ai poliziotti che non è una bomba.
E' inutile.
Vogliono farla brillare.
Discussione, lunga discussione.
Prima che arrivi la squadra addetta il Willy-amico riesce a convincere i poliziotti, e apre la latta.
Una terribile latta di "tuna".
Tonno.

Progetto

Io, sono un sacco d'anni che voglio fare un racconto lungo sul G8.
Il G8 visto da me, che avevo dieci anni e mezzo, e che mica ho visto i pestaggi, i massacri, le cariche e queste cose qua, se non in tv.
Io ho visto la manifestazione del giovedì, bella, tranquilla, e la gente.
Nessuno lo dice, perchè è brutto dirlo quando ci sono stati i morti, i feriti, Bolzaneto e la Diaz, ma il G8 è stato anche gran divertente. Per tutti, secondo me, solo che poi i lati belli li dimentichi, quando hai anche solo una gamba rotta.
A me non è successo niente.
E allora me li ricordo.
E racconetrò di Carlo, che torna dopo il trasloco.
Di Willy, il lavorante, e la sua latta di "tuna".
Dell'antenna della Tv.
Dell'unico bar aperto.
Della città vuota, la sera, andando a recuperare mio papà.
Della città piena, al concerto di Manu Chao.
Della mia maglietta rosa con il colletto.
Dei limoni e dei foulard.
E di tutto quello che pian piano mi verrà in mente, molto probabilmente con scarsissimo ordine cronologico.

mercoledì 13 dicembre 2006

Poesia: La muffa

Io vi dico la verità. Questa poesia qua non è che mi piaccia tanto. L'autore sì. L'autore è un pazzo e scrive cose bellissime. Ma, anche se questa non è tanto bella, potevo forse non metterla, con un titolo così?

LA MUFFA
Alcuni anni fa la Muffa si insediò.
Iniziò in un angolo della camera da letto
appena dopo la nascita del secondo bambino.
Si sparse nell'armadio della biancheria
e nel tessuto delle nostre vite.
Vennero esperti per il trattamento.
Impotenti.
La muffa non poteva essere fermata.

Mentre ora moriamo, viviamo con lei.
Il fungo cresce.
Si diffonde sui nostri volti.
Guardiamo i sorrisi ammuffirsi,
i gesti sgretolarsi.
Ammalati, diventiamo la malattia.
Parte del fungo.
La parte che sogna. Che prova dolore.

Siamo condannati.
Le cose morenti, che mostrano la loro morte,
che non si possono nascondere, sono distrutte.
Non ci ammuffiremo più a vicenda.
Fuori, sulla strada,
si sente il rumore del martello pneumatico,
mentre gli uomini, affamati di polvere,
avanzano per l'esecuzione.
(R. McGough)

lunedì 11 dicembre 2006

Recensione numero 1: 1984


Voto: 8, 7, 4, a seconda delle parti. Con una media del 6,3 (periodico)

RIASSUNTO: Dittatura. Winston, impiegato al Ministero, cerca di ribellarsi. Lo aiuta la forza dell'amore. Avviene la vera ribellione. Lo arrestano. Apparentemente tradisce, ma gli rimane l'amore, l'amore, l'amore. ("E' la forza dell'amore..", come Finardi). Winston tradisce anche l'amore. Winston è totalmente annullato.


SVOLGIMENTO DELLA TRAMA:

Winston è magro, giallognolo e con le braccine magre magre.

Winston ha 39 anni e un'ulcera alla caviglia destra.

Winston è sfigato, in tutto e per tutto.

Winston, non si capisce bene come mai, è forte.

Ma non forte fisicamente, che sarebbe un valore un po' antiquato, è forte spiritualmente, così forte che riesce a ragionare anche quando il mondo intorno a lui si esalta con i Minuti dell'Odio, rimuove qualsiasi legame con il passato e vive nell'ortodossia del Grande Fratello più totale.

Allora Winston inizia a scrivere. Inizia a scrivere nascondendosi dal Teleschermo che controlla i suoi movimenti (e quelli di qualunque membro del Partito). E già io mi chiedo: ma quando il Teleschermo non ti vede per un'ora, e sente lo scrick scrick scrick della penna sulla carta, non si insospettisce?

Però scrivendo sta molto meglio, e inizia anche a frequentare un negozietto, quello che gli ha venduto il quaderno, dove trova una sacco di cosine carine, di quelle che a noi normalmente fanno schifo, ma che a lui, che vive in un mondo brutto, grigio e socialista, piacciono da impazzire.

Come un corallo in un vetro.

Il disegno di una chiesa.
Un grammofono.

Queste cose qua.

Il lavoro di Winston consiste nel cambiare i pezzi del passato in modo che il Grande Fratello abbia sempre ragione, anche sulle previsioni.

Deve anche rimuovere dalla storia gli uomini indesiderati, che vengono vaporizzati da un giorno all'altro.

Usa una lingua, che è la parte più bella del libro, ed è bella proprio, che è la neolingua.
C'è tutta la spiegazia di come funziona, dei nuovi termini: che vengono eliminati, ad esempio, non solo i sinonimi, ma anche comparativi e superlativi. Quindi buono, plusbuono, arciplusbuono.
In questo modo, lo Psicoreato, che è il reato di pensare in modo eterodosso, viene eliminato per mancanza di termini.

Questa è la parte bella.

Winston ha un cruccio.
Il cruccio è una ragazza, Julia, che sempre, sempre lo segue. E tu lo capisci subito, che è perchè lo ama, ma poi scusi Orwell perchè scriveva nel 1949.

Fine prima parte.

Seconda parte.
J
ulia gli dichiara il suo amore.

Si vedono in un boschetto.
Quella che prima è una mera attrazione fisica diventa passione, innamoramento e amore assoluto e inebriante.

Descrizione della ragazza: bella, bionda e scema. In realtà è nera, ma bionda dentro. Che si addormenta quando Winston prova a progettare la rivoluzione. Che va bene, non sarà stato un grande oratore, ma dico io, hai lì il Longo dlla situazione e ti addormenti?

Una donna di Hemingway.
Si vedono nel bosco.
Si vedono in un campanile.

Si vedono nella stanzetta sopra la bottega dove Winston ha comprato il quaderno.

Si vedono nella stanzetta.
Si vedono nella stanzetta.

Si vedono nella stanzetta.

Mille volte, si vedono nella stanzetta.

Poi, O'Brien invita Winston a casa sua.
E' la Resistenza, è la Resistenza!

E' la Resistenza perchè Winston l'ha sognato una volta, mica perchè ha elementi reali per pensarlo.

Vanno (ovviamente in due) a casa di O'Brien. E io dico, va bene credere ai sogni, e queste cose qua, ma se già è illegale che vi vediate, non andate in due da un collega ad alti livelli, che magari è una spia o anche solo vuole veramente dare a Winston il vocabolario (che è la scusa con cui l'ha convocato ufficialmente) e mai ha pensato che voi vi sareste fatti tutti questi film.

Ovviamente, l'intuizione si rivela giusta.
O'Brien è la Resistenza.
Dà loro il fantastico libretto rosso.
Seguono 20 pagine del libretto, contenenti le teorie di Orwell sul futuro del mondo. Scritte male, per sottolineare il degrado culturale. Devo essere sincera, 10 le ho saltate.
Fine seconda parte.

Inizio terza parte.

Li arrestano.

Neanche ti stupisci, sono 150 pagine che vanno avanti a dire "prima o poi ci arrestano, prima o poi ci arrestano".
O'Brien è della Psicopolizia. Lurido doppiogiochista. Anche il bottegaio con le cose carine è della Psicopolizia. Secondo me non ce n'era bisogno. Crolla un mito, ecco.

Li separano.
Li torturano.

Li torturano.

Li torturano.

Accurate descrizioni delle torture e di come Winston rimbecillisca a tal punto da arrivare a credere a qualsiasi cosa dica il Partito.

Ma non è finita qua.

I due furbi, andando a parlare con O'Brien, gli hanno rivelato tutto. Soprattutto, gli hanno rivelato il loro punto debole.
Che - sorpresissima! - è il loro amore.
Winston si riprende.

Si riprende.

Si riprende.

Torna O'Brien. "Cosa provi nei confronti del Grande Fratello?" "Lo odio". Stanza 101.

Minaccia: i topi ti mangeranno la faccia. Rinnega. Rinnega. Rinnega. "No, non fatelo a me, non fatelo a me, fatelo a Julia!".

Winston ha tradito l'amore.

Winston non è più un Uomo.

Fine

Ora. In realtà non mi ha fatto così schifo come sembra.
Però:

1) mi ha dato fastidio, tanto fastidio, troppo fastidio, il pericolo rosso aaaah il pericolo rosso!

2) ho parteggiato per tutto il tempo per O'Brien. Winston l'ho odiato subito. Scrive male. E' un disorganizzato mentale. E' ingenuo. Si innamora, e smette di scrivere. Si innamora, e smette di pensare. Perchè cioè fricchettonissimo l'amore è troppo ma troppo la forma di rivoluzione più pura.

3) Julia l'avrei uccisa. Altro che amore nel boschetto. In pasto ai topi, senza pensarci due volte.
I

o, se fossi stata Winston, non mi sarei chiusa nella stanzetta sfigata. Perchè c'è da dire questa cosa qua. Che Winston capisce, qual è la speranza del futuro. I prolet. Il popolo. E mica va in giro a parlare. No. Si chiude in una stanza. E ascolta le filastrocche. Mica va dalla donna che stende i panni a spiegarle come può costruire un mondo migliore. No. La ascolta cantare. Bah.


Alla fine al 7 arriva. Per la neolingua, che è troppo bella. Perchè è stato scritto nel 1949. Per i Teleschermi, i Buchi della Memoria, i Minuti dell'Odio e tutte queste invenzioni bellissime. Per il Grande Fratello, che è una grande intuizione.


Allora, come si diceva in una mattinata in quel di Pavia, io divido l'intuizione dall'opera.

E all'intuizione do 9.

E all'opera 5.

Così viene 7.

Poesia: El martillo

E questo è l'ultimo post di questa blog-giornata monotematica.
E' il canto della speranza

EL MARTILLO
Si tuviera un martillo
golpearia en la manana
golpearia en la noche
por todo el pais.
Alerta al peligro!
Debemos unirnos
para defender
la paz.

Si tuviera una campana
golpearia en la manana
golpearia en la noche
por todo el pais.
Alerta al peligro!
Debemos unirnos
para defender
la paz.

Si tuviera una cancion
cantaria en la manana
canatria en la noche
por todo el pais.
Alerta al peligro!
Debemos unirnos
para defender
la paz.

Ahora tengo un martillo
y tengo una campana
y tengo una cancion que cantar
por todo el pais
martillo de justicia
campana de libertad
y una cancion de paz.
(V. Jara)


Traduzione:
IL MARTELLO
Se avessi un martello
lo batterei al mattino
lo batteri alla sera
per tutto il paese
per annunciare il pericolo,
dobbiamo stare uniti
per difendere
la pace.

Se avessi una campana
la batterei al mattino
la batteri alla sera
per tutto il paese
per annunciare il pericolo,
dobbiamo stare uniti
per difendere
la pace.

Se avessi una canzone
la canterei la mattina
la canterei la sera
per tutto il paese
per annunciare il pericolo,
dobbiamo stare uniti
per difendere
la pace.

Adesso ho un martello
e ho una campana
e ho una canzone da cantare
per tutto il paese
martello di giustizia, campana di libertà
e canzone di pace

Poesia: 11 settembre

L'anno scorso, l'11 settembre, è uscito un documentario bellissimissimo, di Patricio Guzmàn, chimato, semplicemente, "Salvador Allende". Io l'ho visto al cinema con mia sorella, e poi siamo rimaste 5 minuti gelate nelle sedie senza avere il coraggio di alzarci.
Me lo sono fatto anche regalare, questo dvd qua. Perchè è una di quelle cose che in due anni non se le fila più nessuno, e invece meritava tenerlo.
Però è rimasto tutto bello impacchettato, con il suo celophan, e mai ho avuto il coraggio di rivederlo.
Oggi era d'obbligo.
Ma non me lo sono rivista tutto.
Ho rivisto la poesia finale, bella, ma bella che non si può dire.
E' questa qua:

Il fiume inverte il corso delle sue correnti
Le acque delle cascate salgono
La gente comincia a camminare retrocedendo
I cavalli si muovono all'indietro
I militari rompono le righe
I proiettili escono dalle carni
Le palle entrano nei cannoni
Gli ufficiali rinfoderano le pistole
La corrente entra dalle prese
I torturati smettono di agitarsi
I torturati chiudono le loro bocche
I campi di concentramento si svuotano
Appaiono i desaparecidos
I morti escono dalle loro tombe
Gli aerei volano all'indietro
I razzi salgono verso gli aerei
Allende spara
Le fiamme si spengono
Si toglie l'elemtto
La Moneda torna ad essere integra
Il suo cranio si ricompone
Si affaccia a un balcone
Allende torna indietro fino a Tommaso Moro
I detenuti escono di spalle dagli stadi
11 settembre
Le forze armate rispettano la Costituzione
I militari tornano nelle loro caserme
Rinasce Neruda
Victor Jara suona la chitarra, canta
Gli operai sfilano cantando:
"Venceremos".

Nel dvd, l'autore non c'è. Io penso sia di Rafael Alberti, ma non ne sono sicura.

"Se non mi eleggono neanche questa volta, scrivete sulla mia tomba: Al futuro presidente del Cile" (S. Allende, 1970)


Io volevo fare un post tutto rosso e musicale su Victor Jara, ma il gufo mi ha fregato l'idea.
Allora volevo fare un post altrettanto rosso e politico con il discorso di Allende, che l'avevo anche già scritto, mi bastava solo copiarlo, e mi ha fregato l'idea il Fratello.
Allora faccio un post tutto rosso e poetico, che è la terza cosa che mi viene bene. Faccio un post con le parole di Neruda:
"Allende non è mai stato un grande oratore. E come statista era un governante che chiedeva consiglio per tutte le misure che prendeva. Fu un antidittatore, il democratico per principio fin nei minimi particolari. (...)
Le opere e i fatti di Allende, di incancellabile valore nazionale, resero furiosi i nemici della nostra liberazione. Il simbolismo tragico di questa crisi si rivela nel bombardamento del palazzo del governo; uno evoca la guerra lampo dell'aviazione nazista contro indifese città straniere, spagnole, inglesi, russe; adesso succedeva lo stesso crimine in Cile; piloti cileni attaccavano in picchiata il palazzo che per due secoli è stato il centro della vita civile del paese.
Scrivo queste rapide righe a soli tre giorni dai fatti inqualificabili che hanno portato alla morte del mio grande compagno, il presidente Allende. Sul suo assassinio si è voluto fare silenzio; è stato sepolto segretamente; soltanto alla sua vedova fu concesso di accompagnare quell'immortale cadavere. La versione degli aggressori è che trovarono il suo corpo inerte, con visibili segni di suicidio. La versione che è stata resa pubblica all'estero è diversa. Immediatamente dopo il bombardamento aereo entrarono in azione i carri armati, molti carri armati, a lottare intrepidamente contro un sol uomo: il presidente della repubblica del Cile, Slavador Allende, che li aspettava nel suo ufficio, senz'altra compagnia che il suo grande cuore, avvolto dal fumo e dalle fiamme.
Dovevano approfittare di un'occasione così bella. Bisognava mitragliarlo perchè non si sarebbe mai dimesso dalla sua carica. Quel corpo è stato sepolto segretamente in un posto qualsiasi. Quel cadavere che andò verso la sepoltura accompagnato da una sola donna che portava in sé tutto il dolore del mondo, quella gloriosa figura morta era crivellata e frantumata dai colpi delle mitragliatrici dei soldati del Cile, che ancora una volta avevano tradito il Cile."

Oggi noi sappiamo che Allende si è realmente suicidato.
Erano rimasti con lui solo i collaboratori più fidati, barricati dentro la Moneda, e la sua amante, che si era nascosta dietro la scrivania perchè Allende non la facesse uscire con le altre donne.
Appurata l'impossibilità di resistenza, il Presidente fece uscire, in fila ordinata, tutti gli uomini.
Mise in testa alla fila la sua amante, in modo che non potesse vederlo morire.
Poi si sedette alla scrivania e si sparò.
I militari, entrati poco dopo, crivellarono di colpi il cadavere, per sfregio.
Poi, la Moneda venne rasa al suolo e ricostruita completamente.
Secondo nuove ricostruzioni, nel punto esatto in cui il presidente del Cile Salvador Allende si tolse la vita, vedendo i suoi sogni spezzati per sempre, si trova un distributore d'acqua per uffici.

domenica 10 dicembre 2006

Poesia: L'acqua è insegnata dalla sete

L'ACQUA E' INSEGNATA DALLA SETE

L'acqua è insegnata dalla sete.
La terra, dagli oceani traversati.
La gioia, dal dolore.
La pace, dai racconti di battaglia.
L'amore da un'impronta di memoria.
Gli uccelli, dalla neve.
(E. Dickinson)

Poesia: La bianca neve

Matto, eh...

LA BIANCA NEVE

Gli angeli gli angeli nel ciel
Uno è vestito da ufficial
Uno è vestito da cucinier
E gli altri a cantar
Bell'ufficiale color del ciel
Dopo Natale maggio verrà
E d'un bel sole ti decorerà
Ti decorerà
Spenna le oche il cucinier
Le oche oh che
Oh che neve cade e perché
Fra le mie braccia la mia bella non c'è
(G. Apollinaire)

sabato 9 dicembre 2006

Una colazione trascendentale



Sarà che non sono battezzata. Sarà che non ho la vocazione mistica. Sarà che la faccia di Gesù non ce l'ho neanche tanto presente. Ma voi ce lo vedete, in questo cornflake? Venduto all'asta per 8.900 dollari, afferma rep.it.
Bah.
A me sembra pure un po' blasfemo, il tutto.

venerdì 8 dicembre 2006

La tecnica dello scrittore in tredici tesi

Un altro, un altro!

I. Chi intende procedere alla stesura di un'opera di vasto respiro si dia buon tempo e, al termine della fatica giornaliera, si conceda tutto ciò che non ne pregiudica la continuazione.

II. Parla di quanto hai già scritto, se vuoi, ma non farne lettura finché il lavoro è in corso. Ogni soddisfazione che in tal modo ti procurerai rallenterà il tuo ritmo. Seguendo questa regola, il desiderio crescente di comunicare diverrà alla fine uno stimolo al compimento.

III. Nelle condizioni di lavoro cerca di sottrarti alla mediocrità della vita quotidiana. Una mezza quiete accompagnata da rumori banali è degradante. Invece l'accompagnamento di uno studio pianistico o di uno strepito di voci può rivelarsi non meno significativo del silenzio tangibile della notte. Se questo affina l'orecchio interiore, quello diventa il banco di prova di una dizione la cui pienezza soffoca in sé persino i rumori discordanti.

IV. Evita strumenti di lavoro qualsiasi. Una pedante fedeltà a certi tipi di carta, a penne e inchiostri ti sarà utile. Non lusso, ma dovizia di codesti arnesi è indispensabile.

V. Non lasciarti sfuggire alcun pensiero, e tieni il tuo taccuino come le autorità tengono il registro dei forestieri.

VI. Rendi la tua penna sdegnosa verso l'ispirazione ed essa l'attirerà a sé con la forza del magnete. Quanto più lento sarai nel decidere di mettere per iscritto un'intuizione, tanto più matura essa ti si consegnerà. Il discorso conquista il pensiero, ma la scrittura lo domina.

VII. Non smettere mai di scrivere perché non ti viene più in mente nulla. E' un imperativo dell'onore letterario interrompersi solo quando c'è da rispettare una scadenza (un pasto, un appuntamento) o quando l'opera è terminata.

VIII. Occupa una stasi dell'ispirazione con l'ordinata ricopiatura del già scritto. L'intuizione ne sarà risvegliata.

IX. Nulla dies sine linea: sì, però qualche settimana.

X. Non considerare mai perfetta un'opera che non t'abbia tenuto una volta a tavolino dalla sera fino a giorno fatto.

XI. La conclusione dell'opera non scriverla nel solito ambiente di lavoro. Non ne troveresti il coraggio.

XII. Gradi della composizione: pensiero, stile, scrittura. Il senso della bella copia è che in questa fase l'attenzione va ormai soltanto alla calligrafia. Il pensiero uccide l'ispirazione, lo stile vincola il pensiero, la scrittura ripaga lo stile.

XIII. L'opera è la maschera mortuaria dell'idea.
(W. Benjamin)

L'Angelo della Storia

Ieri, usciti da teatro ("Le storie del signo Keuner", bello, bello, bello!), si parlava di Walter Benjamin, e il gufo diceva che le avrebbe fatto piacere leggere qualcosa. Ecco qua. L'Angelus Novus, per chi non avesse visto lo spettacolo, è il quadro che Benjamin teneva in valigia durante la sua fuga dal nazismo.

"C'è un quadro di Klee che si chiama Angelus Novus. Vi è rappresentato un angelo che sembra in procinto di allontanarsi da qualcosa su cui ha fisso lo sguardo. I suoi occhi sono spalancati, la bocca è aperta, e le ali sono dispiegate. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Là dove davanti a noi appare una catena di avvenimenti, egli vede un'unica catastrofe, che ammassa incessantemente ma cerie su macerie e le scaraventa ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e riconnettere i frantumi. Ma dal paradiso soffia una bufera, che si è impigliata nelle sue ali, ed è cosi forte che l'angelo non può più chiuderle. Questa bufera lo spinge inarrestabilmente nel futuro, a cui egli volge le spalle, mentre cresce verso il cielo il cumulo delle macerie davanti a lui. Ciò che noi chiamiamo il progresso, è questa bufera."
(W. Benjamin)

Poesia: Chi costruì Tebe dalle Sette Porte?

Voi chiedete, noi inseriamo. Ecche qua.

Chi costruì Tebe dalle Sette Porte?
Dentro i libri ci sono i nomi dei re.
I re hanno trascinato quei blocchi di pietra?
Babilonia tante volte distrutta,
chi altrettante la riedificò? In quali case
di Lima lucente d'oro abitavano i costruttori?
Dove andarono i muratori, la sera che terminarono
la Grande Muraglia?
La grande Roma
è piena di archi di trionfo. Chi li costruì? Su chi
trionfarono i Cesari? La celebrata Bisanzio
aveva solo palazzi per i suoi abitanti?
Anche nella favolosa Atlantide
nella notte che il mare li inghiottì, affogarono
implorando aiuto dai loro schiavi.

Il giovane Alessandro conquistò l'India.
Lui solo?
Cesare sconfisse i Galli.
Non aveva con sé nemmeno un cuoco?
Filippo di Spagna pianse, quando la sua flotta
fu affondata. Nessun altro pianse?
Federico II vinse la guerra dei Sette Anni. Chi
vinse oltre a lui?

Ogni pagina una vittoria.
Chi cucinò la cena della vittoria? Ogni dieci anni un grande uomo.
Chi ne pagò le spese?

Tante vicende.
Tante domande.
(B. Brecht)

venerdì 1 dicembre 2006

Invito

Io ieri avevo scritto un post carino.
In cui invitavo la Comune-ty alla birretta-festa martedì sera, che faccio gli anni, eh.
Da Stavros, of course.
Era un post carino. E si è disperso, sigh.
Però l'invito lo faccio lo stesso. A tutta tutta la Comune-ty, anche se al gufo ho già parlato, perchè mi sa che se viene poi c'è qualcuno che si piglia male.
E domani rinizio a scrivere un po', se riesco, perchè sono andata a vedere un'opera bellissimissima che è piaciuta solo a me, e allora poi scrivo perchè mi è piaciuta. Ma domani, ché stasera ho un sacco di sonno.