martedì 18 dicembre 2007

Compagni vecchietti sempre presenti

Volevo già scrivere questo post qui, quando l'amica E. ha tirato fuori questa cosa del fiore del partigiano.
Allora io aggiungo il mio tulipano.
Succede che andiamo a fare sciòpping natalizio con l'Amica delle Medie. L'Amica delle Medie è quella amica che un po' tutti abbiamo o abbiamo avuto: l'amica che prima era proprio amica amica, ora è amica un po' meno, ma ogni tanto ci si vede più che volentieri. Il problema di tutte le Amiche delle Medie è che sono di destra. E la mia non fa eccezione.
Per tacito accordo, quindi, non si parla di politica, sociale, niente che neanche si avvicini.
Succede però che l'Amica delle Medie va ad un liceo in cui tutti i prof sono compagni. E quindi io mi diverto un sacco a sentire i suoi racconti da ragazzetta di destra con adorazione per prof compagnissimi.
Sull'autobus che ci porta a fare sciòpping, l'Amica delle Medie mi dice, addolorata, che il suo prof compagnissimissimo di italiano deve andare in pensione, e che loro sono un po' dispearti perchè quello che dovrebbe sostituirlo è "proprio un fascista. E per dirlo io...".
Nel frattempo, ci avvicinamo alla porta dell'autobus, per scendere. Davanti a noi c'è una vecchiettina di quelle proprio piccole piccole, esili esili, che ti aspetteresti una vocina sottile, la mano che trema nello sforzo di tenersi aggrappata all'autobus.
Continua, l'Amica delle Medie: "Nel senso, per farti capire, questo è uno che il primo giorno entra e dice: "Io sono di estrema destra. Quindi non voglio trovare niente di neanche vagamente comunista nei temi, o metto un 4 senza neppure discutere". Capito che stronzo?", dice l'Amica di destra delle Medie.
In quel momento, l'autobus si ferma. La vecchietta si gira e con voce stentorea, guardandoci dritte negli occhi, proclama: "Questo, nel '45, non sarebbe potuto succedere!"
E scende.
Ho convinto l'Amica delle Medie che ciò che intendeva la vecchietta era che la libertà di parola era molto più garantita, nel '45, non che al prof fascista sarebbe successo qualcosa di brutto.
Ma io, la vecchietta, avrei voluto abbracciarla.

giovedì 13 dicembre 2007

Highlander!


Dunque. Succede che, in questo pomeriggio di anestesia, decidiamo con la Sorella di vedere un ottimo film. Highlander. Lei l'aveva già visto, eh, nei meravigliosi anniottanta.
Riassumo.
C'è questo tipo, christopher lambert, ad un incontro di wrestling. L'incontro di wrestling gli ricorda, oh ma quanto gli ricorda, un combattimento scozzese del 1500. Christopherlambert, dopo il suo film personale sul combattimento scozzese, scende nel parcheggio. Nel parcheggio duella con un uomo in giacca e cravatta. Durante il duello l'uomo in giacca e cravatta non trova niente di meglio da fare, per allontanarsi, di compiere tutta una serie di salti mortali, così, perchè trova che siano il modo più sicuro di difendersi. Alcuni colpi di spada intaccano inoltre un simpatico tubo da cui fuoriesce gas, che non sembra preoccupare affatto i due combattenti ma che innesta la reazione delle valvole antifumo che iniziano a spruzzare acqua dentro al parcheggio, con effetto pioggia. Del resto, che duello è, se non c'è la pioggia? E soprattutto, christopehrlambert indossa un trench, che quando è asciutto fa proprio schifo. Necessità di regia, insomma.
Alla fine christopherlambert vince il duello, e decapita l'uomo in giacca e cravatta. Poi, sicuro che sia una bella idea, lascia la spada con la quale ha combattuto da qualche parte nel parcheggio e se ne va.
Flescbek.
Combattimento in Scozia in un anno che io avrei detto 1300 ma lui dice 1500. Un tipo, che non sembra affatto christopehrlambert, ma, non ci crederete mai, è proprio lui, fa il bullo con i suoi compagni di guerra. Arriva la tipa che dice: "O compagni di guerra del mio amore, riportatemelo tutto intero". E il compagno di guerra più simpatico risponde: "Tanto lo sappiamo quale pezzo ti interessa". Ha ha. Grasse risate.
Campo lungo sulla schiera avversaria. Un tipo con in testa un teschio di non si capisce bene cosa e la voce profnda da cattivo dice: quello lì lasciatelo a me. E quello lì, ebbene sì, è proprio christopherlambert. Non l'avreste mai detto, eh?
Scontro. Fango, sangue e arti mozzati. Scene d'inaudita violenza. Gente che annega nella palude. E christopherlambert? Christopehrlambert nessuno se lo fila, perchè il teschio ha detto di lasciarlo a lui. Finché a un certo punto qualcuno lo infilza, non mi ricordo bene se il teschio o qualcun'altro. Cala il buio. Nella tenda, la tipa piange sul corpo di christopherlambert. Giorno. Osteria. Pissipissibaubau di uomini "è satana" "ha venduto l'anima al diavolo" "a morte" "aaah". Entra christopherlmabert, vivo e senza una ferita. Nessuno lo vuole, perchè sicuro ha fatto un patto con il diavolo. Cambio scena. Christopherlambert viene preso a sassate e massacrato di botte. Interviene il capo del villaggio che lo fa scappare. "Ti ricorderò", dice christopherlambert. Ricordatevelo bene, questo particolare, perchè è una scena importante, con le voci dietro che si affievoliscono e le belle valli scozzesi davanti, una scena molto romantica.
Si ritorna nel 1985 attraverso l'ottimo collegamento luce rossa del tramonto-luce rossa di una volante di polizia. Christopehrlambert è arrestato e portato in un distretto di polizia, in cui si distingue pr il suo acume e per le sue risposte pronte. Ci viene detto che è un antiquario, e che quindi dovrebbe saperne a mille sulla spada che la scientifica ha ritorvato nel parcheggio, ma lui fa il finto tonto. Poi se ne va.
Christopherlambert entra nel suo loft tantissimo anni '80. Apre una porta poco poco inquietante e si siede su un divano guardando i suoi vecchi cimeli.
Flescbeck.
Solo e ramingo sulle montagne scozzesi, christopherlambert vive pacificamente con la sua donna, senza chiedersi minimamente perchè una spada che l'ha trafitto da parte a parte non l'abbia portato alla morte. Finchè... Arriva scionconnery, su un cavallo bianco, vestito come un pirla (scionconnery, non il cavallo bianco). Afferma di essere spagnolo - ma in realtà egizio - e dice a christopherlambert che deve tantissimo spiegargli la vita. E in un interessante quarto d'ora di finti duelli e prove che scionconnery fa fare a christopherlambert per dimostrargli che è immortale, l'arguto spagnolo ci spiega che:
1- christopehrlmabert è, appunto, immortale
2- christopherlambert può essere ucciso, come tutti gli immortali, solo se decapitato
3- christopherlambert ha mille mila poteri nascosti
4- per ora gli immortali vivono pacificamente divisi in due gruppi: i buoni e i cattivi. Arriverà, però, il giorno del guidizio. Quando rimarranno solo due immortali, uno dei due dovrà uccidere l'altro per guadagnarsi il premio finale. E se vinceranno i cattivi per gli uomini sarà una bruttissima storia.
5- gli immortali son si possono uccidere in luoghi consacrati.
6- christopherlambert non può avere figli.
Quest'ultimo punto glielo rivela in un'interessante festa di paese che spicca per l'ottima ricostruzione storica: nella Scozia del 1500, nessuno si stupisce nel vedere scionconnery vestito come un pirla spagnolo, ma, soprattutto, la tipa di christopehrlambert va a comprarsi un vestito. Non della stoffa per farsene uno, proprio un vestito.
Ritorno al 1985 con il passaggio peggiore della storia del cinema. Un primo piano della tipa si trasforma lentamente nel viso della gioconda, che ritorviamo su un cartellone pubblicitario a Niuiork.
Un capolavoro di regia.
Christopherlambert ritorna sul luogo del delitto per recuperare la sua spada (che non è quella che aveva la polizia, quella è l'altra). Riesce a entrare senza problemi, perchè ovviamente la zona non è piantonata, e vede la tipa della scientifica. Si spaventano reciprocamente e scappano, ma la tipa decide di seguire christopherlambert. Christopherlambert entra in un vicoletto e si scontra con... il teschio! Interessante quarto d'ora di duello, finchè appare un elicottero della polizia. Tutti se la danno a gambe, e la polizia non insegue nessuno.
Flescbeck.
Sionconnery e la tipa di christopherlambert sono da soli in questa rocca nel nulla della Scozia. Appare il teschio che fa fuori scionconnery. Ma mica lo fa fuori così, dal nulla. Combattendo distruggono tutta la casa. Vorrei ricordarvi che combattono a colpi di spada. Alla fine del combattimento, comunque, rimane solo la scala principale che svetta davanti alla classica luna rossa da temporale. Scion muore. La tipa di christopehrlambert ha deciso che quello lì è proprio un bel posto dove stare aspettando il ritorno del marito e non scappa. Fine flascbeck.
Christopherlambert è al lavoro.
Flescbeck.
Seconda guera mondiale. Christopherlambert, non si capisce bene come dove quando e perchè è su un terreno dove si sta combattendo. Ripara in una cascina, incontra una bambina, la prende in braccio e scappa cone lei. Lo sorprende il nazi. Gli spara alla schiena. Chrisotpherlambert non muore. La bambina gli chiede perchè. "E' una specia di magia", risponde lui. It's a kind of magic. Fine flescbeck.
La tipa della scientifica lo invita a cena.
Flescbeck.
Scozia, 1500. La tipa di christopherlambert sta morendo di morte. Gli chiede di accendere sempre una candela il giorno del suo compleanno. Christopherlambert, solo ora, si rende conto di quant'è brutto essere immortale. Fine flescbeck.
La tipa della scientifica è a casa di christopherlambert che le dà un pugnale e si fa accoltellare. Non muore. "Sono immortale", le dice. Lei non fa una piega perchè ne sapeva a mille, perchè aveva visto che l'identità di christopherlambert era in realtà quella di un bambino morto. Wow. Si baciano.
Stacco.
E' il giorno del compleanno della tipa scozzese. Christopherlambert va in chiesa ad accendere una candela. Arriva il teschio, che fa un casino allucinante in chiesa, si rivela pazzo e così, perchè non sa cosa fare, gli dice "Ah, sia qual è l'ultima? Che la tua tipa scozzese l'avevo anche violentata". Ha.
Christopherlambert, ora, ha una ragione per ucciderlo.
Il teschio rapisce la tipa della scientifica. Christopherlambert capisce che è giunta l'ora. Saluta la sua segretaria, che è poi la bambina che ha salvato durante la seconda guerra mondiale. "Non tornerai più, vero?". Sagace. "No. Ricorda. It's a kind of magic". Parte it's a kind of magic dei Queen. Era tutto il film che la aspettavamo.
Christopherlambert va a colpo sicuro. Nei sobborghi di niuiork, la tipa è appesa ad una scritta luminosa. Christopherlambert sale sull'impalcatura della scritta. Ad aspettarlo c'è il teschio. Duello duello duello duello. Tutti i fili elettrici vengono tagliati. Si rovescia una cisterna. C'è un metro d'acqua per terra e i fili elettrici ci cadono dentro. Loro vabbe', sono immortali. Ma la tipa, che è appesa ad un palo di ferro la cui base è nell'acqua, non sembra risentire minimamente delle scosse da 2000 volt che le devono arrivare. Ma si sa, il ferro è un ottimo isolante. Duello duello duello duello. Vince christopherlambert.
Ascensione in cielo. Scaturiscono dal nulla tutta una serie di mostri tipo draghi cinesi che gli dicono "Hai vinto. Ora hai il premio finale". E il premio finale consiste nel fatto che diventa mortale, ma finchè vive può capire tutto quello che pensano tutti gli uomini da qualsiasi parte del mondo, e aiutarli con le sue decisioni.
Valli scozzesi. Christopherlambert e la tipa della scientifica si baciano.
Fine.
E il tipo "Mi ricorderò di te"? Boh. Non si è ricordato.

martedì 11 dicembre 2007


Auguri, Gnomo del Balcone!

lunedì 10 dicembre 2007

sciaini!

Millanta anni che non faccio lo sciaini.
Eccoci, adunque.
Le entrate più numerose sono date dalle poesie. Solitamente le ricerche sono giuste, titolo, tema o autore, ma "Tebe dalle sette porte" mette molto in difficoltà: porte sette a Tebe, Tebe, le porte erano sette?, chi costruì tebe dalle cento porte, fino al magnifico chi a distrutto tebe.
Anche la psicologia dà il suo buon apporto, con ossessivo compulsivo complesso di edipo, la donna psicopatica e prof che si fanno curare alle bahamas.
Ringrazio inoltre i simpatici razzisti che sono entrati con sporchi negri, cacciare i negri e un misterioso omini neri che si ammazzano.
Abbiamo poi le grandi ricerche porno: dai più classici calendari da camionisti e "riviste porno" ai letterari porno- catullo e catullo porno. Finestra vicino a camera sexy mi lascia qualche dubbio di origine sintattica (è la camera ad essere sexy?) così come foto di prof che la tirano in classe, su cui non indagherò.
Arriviamo alle domande campali: the good shepherd qualcuno l'ha capito? No, tranquillo, non sei stupido tu. "accento più bello" mi lascia qualche perplessità, ma mai quanto perchè in certe starde in salita la macchina va in su. La domanda a cui so rispondere è i cantanti degli anni 70 che hanno cantato una sola volta. Diego De Palma, che ha inciso un 45 giri e poi si è schiantato in moto. Ecco. Spero di averti aiutato, chiunque tu sia.
Ho poi lettere d'addio divertenti, ma il concetto mi risulta ostico, e questo misterioso bousane bophavanh. Ma, cercando su goooogle, ho scoperto che è proprio il mio blog il primo ad uscire: e quel nome impronunciabile è il presidente del Laos, su cui avevo fatto un interessante post.
La ricerca migliore resta però questa, non c'è niente da fare:
lsd kgb russia film papa


domenica 9 dicembre 2007

No pasaran!, 28 novembre

Siamo andati al Reina Sofia. Il Reina Sofia è un museo che non si fila nessuno, ma è quello di Guernica, di mile mila Picasso, di Dalì, di Mirò, di tutta questa serie di gente qua.
Il Reina Sofia è gratis per i minori di 18 anni, en passant.
Io Guernica lo aspettavo da quando avevo tre anni, e mi ero innamorata del Museo Picasso di Parigi.
Guernica è come te lo aspetti. Te lo aspetti molto di più. Ed è molto di più.
E' più grande.
E' più nero ed è più bianco.
E' più particolareggiato.
E' più inaggettivabile.
E' di più.
Tutto il museo, è straordinario.
C'è El gran masturbador di Dalì.
C'è Il risveglio di Mirò.
C'è Testa di cavallo di Picasso.
E mille mila altre cose ancora che, ovviamente, non sono riuscita a vedere, pur essendoci tornata nell'ora di shopping del giorno dopo.
Poi c'è il bookshop più bello del mondo. Ho speso 55 euro, a rate. A rate nel senso che continuavo a portare cose alla cassa, e la tipa mi guardava un po' stralunata. Chissà perchè, poi.

Dopo il Reina Sofia abbiamo visto il Palazzo Reale. Che è una muffa come tutti i palazzi reali, quindi non c'è molto da raccontare.
Poi shopping, nel mercatino natalizio. A Madrid a natale si fanno gli scherzi. Mille mila scherzi divertenti, il bicchiere che non tiene l'acqua, la tovaglia macchiata, i diti insanguinati... har har har.
Scherzi e presepi. E basta. Ma basta sul serio, non tanto per dire. Mille mila banchetti di scherzi e statuine.
Poi, i negozi di souvenir.
Poi, i presepi.
Poi, gli scherzi.
Poi, la cena orribile.
Poi, siamo andati a dormire alle 11.
Sigh.
Ebbene sì.

martedì 4 dicembre 2007

No pasaran!, 27 novembre

La mattina visitamo il Prado. Il Prado, per i gruppi, funziona che puoi stare dentro un'ora e mezza, se no intasi. Danno un appiccichino al capo-gruppo con scritto l'ora di uscita, e se le guardie ti vedono oltre quell'ora penso ti sbattano fuori. Non ne ho idea, però, perchè a un certo punto ci siamo dispersi, la prof capogruppo si è tolta la giaccia con su l'appiccichino e siamo stati un'oretta di più. Non abbastanza, comunque, visto che sono mille mila stanze. Alla fine abbiamo visto solo Goya e Velazquez, e chissenefrega degli altri. Opinabile, ma sono stata peggio alla frase "visitiamo in un'ora tutto il Reina Sofia", sarà che a me l'arte moderna dopo un po' stufa.
Comunque.
Usciamo dal Prado, abbiamo un tot di ore libere.
Galeotta fu la cartina e l'albergatore che ce la diede, su essa stessa cartina era segnato l'Hard Rock Cafè. Miiii. L'Hard Rock Cafè. Miiiii. Le magliette. Miiii. I portachiavi. Miiiii. I bicchieri da chupito.
Partiamo.
Camminiamo, camminiamo, camminiamo.
C'è tanta polizia, in giro, ma non ci facciamo caso più di tanto.
Finchè.
Finchè, da lontanto, vedo un assembramento di persone. Tante, persone. E in mezzo a queste persone, un reparto dell'esercito.
Ora.
Sarò io che sono paranoica. Sarà che eravamo vicino alla stazione dell'attentato. Sarà che a me assieme a Spagna suona ETA.
Non mi sono presa benissimo.
Traffico tutto bloccato.
Sirene da lontano.
Ci avviciniamo, bisogna superare la gente per arrivare all'Hard Rock Cafè.
Io mi sarei allontanata volentieri, ma 15 adolescenti non vengono fermati da un reparto dell'esercito.
Ci avviciniamo, quindi.
La gente è sorridente.
Mah.
Inizio a rilassarmi.
Il reparto dell'esercito è una banda.
Sempre meglio.
Le sirene sono auto blu.
E' la visita del presidente romeno - romano, come dicono gli spagnoli - al monumento al milite ignoto o qualcosa di simile.
Uff.
Ciò detto, ho visto Zapatero. O meglio. La pelata di Zapatero, perchè ero dall'altra parte della strada.
Non mi invidiate un po' tutti?

Nel pomeriggio è prevista la visita guidata con guida (no, non è ovvio, la visita guidata a Toledo era senza guida). Zompiamo sull'autobus. Io faccio l'errore di bere una birra a pranzo, e per la prima mezz'ora sono in coma. La seconda va già meglio. La terza riesco persino a seguire.
E la guida racconta due nanetti divertenti, prima di giustificare qualsiasi cosa abbia fatto Franco, perchè è grazie a lui che la Spagna è in Europa. Prima di dire questo, però, racconta i nanetti.

Primo Nanetto.

Picasso dipinge "Guernica", e "Guernica" è tenuto al Moma di New York. Prima di morire, Picasso dice: "Voglio che Guernica ritorni in patria, quando ci sarà uno stato libero e repubblicano". Poi dice: "Voglio che Guernica ritorni in patria, quando ci sarà uno stato democratico". Poi muore. Poi muore Franco. E lo stato spagnolo diventa una monarchia costituzionale, quindi democratica.
Allora la Spagna dice: "Ehy, Moma, ridacci il nostro Guernica". E il Moma dice: "Stacippa, sarete anche democratici, ma repubblicani no, quindi ce lo teniamo". Da questo, nasce dibattito. Ma dibattito che intervengono gli ambasciatori, non dibattito che dico di sì dico di no dico di sì dico di no.
Alla fine, Guernica è a Madrid.
Ma io non lo so se Picasso sarebbe molto contento, della Spagna che ho visto io.

Secondo Nanetto. Nella vulgata della guida.

Quando Franco muore, tutto torna alle tradizioni. Tradizione pagana torna, tradizione cristiana torna, tradizione libera torna. Tutti vuole tornare. Anche pecore. Perchè Madrid è sulla strada di pecore. Sempre, prima di Franco, pastori porta pecore in estate, e passa per Madrid. Tutte pecore per tutta Madrid. Quando c'è Franco, niente più pecore. Quando Franco muore, pastori ritorna a passare per Madrid. Pecore vuole loro diritti. E tutti gli agosti, ora, pecore passa per Madrid.

Una felice metafora della democrazia.

domenica 2 dicembre 2007

No pasaran!, 26 novembre

26 novembre

Partiamo da Lloret de Mar che è ancora buio, con destinazione Madrid.
Ci fermiamo per pranzo a Saragozza: Saragozza, la città delle tre culture, la città con la tempesta di sabbia.
Non riusciamo a tenere gli occhi aperti, avanziamo per un'enorme piazza senza capire dove stiamo andando. E ci chiediamo, continuamente, da dove venga tutta quella sabbia. Che ci sia il vento passi, ma la sabbia stile Sahara...
Scopriamo, un'ora dopo, quando il vento si è calmato, che è in costruzione un ottimo presepe vivente, con sabbia annessa. Che immagino non ci sarà più, a questo punto.
Per trovare riparo, comunque, entriamo nella basilica.
La cosa geniale della Spagna è che moschee, sinagoghe e chiese hanno tutte lo stesso stile. A volte - giuro! - anche gli stessi quadri.
La basilica di Saragozza è enorme, e si sta celebrando un non so che di religioso registrato su cd, con tutti che ripetono amen e una voce metallica che parla in spagnolo.
Abbandono le prof che descrivono i quadri e inizio a vagabondare per la chiesa: vedo appese due bombe ad una colonna, con la solita targa "ringraziamo Santa Maria del Pilar (Pilar vuol dire pilone, per chi non lo sapesse, e la leggenda vuole che Maria sia apparsa a Saragozza proprio su un pilone, così, dal nulla), che ha impedito lo scoppio delle due bombe cadute sulla basilica nell'anno 1936".
Ok, tutto normale.
Passo oltre.
Vicino ad un altare secondario (ce ne sono tre o quattro), la seguente targa: "In ringraziamento a Santa Maria del Pilar, che ha protetto i combattenti durante l'incresciosa guerra civile che ha dilaniato il paese e li ha portati alla vittoria nel 1939".
Io mi chiedo. Glielo spega qualcuno che le bombe erano loro?

Pranziamo in uno spagnolissimo irish pub, in cui ci servono delle cose, che loro chiamano pizze, ma sono bruschette, su un tagliere, con una mezzaluna come posata. Scopriremo poi che la pizza con mezzaluna è un po' il must del momento, in Spagna.
Ripartiamo per Madrid; a metà del viaggio, urge una sosta autogrill.
Io non so se voi siate mai stati in Spagna. Io non c'ero mai stata. E mi immaginavo un paesaggio tipo toscana, tipo lazio, e mille mila paesini piccoli e le cttà grandi molto grandi.
Invece no. Il paesaggio è desertico: sabbia, rocce, arbusti, cespugli. Sabbia, rocce, arbusti, cespugli, sabbia, rocce, arbusti, cespugli, città. Senza periferia, senza niente. Improvvisamente, una città, grande, non paesini, e, di nuovo improvvisamente, sabbia, rocce arbusti cespugli.
L'autogrill, dicevo. Ci fermiamo. Non esistono autogrill in Spagna. L'autostrada è costellata da motel, bar, chioschetti indpendenti. Visto che "i chioschetti indipendenti chi sa cosa ti danno da mangiare", prof e autista optano per un motel dall'aspetto apparentemente normale.
Entriamo.
La porta cigola.
Le persiane delle finestre sono rotte, filtra la luce irregolare.
C'è un bancone al centro della sala. Sul bancone una teca. Sotto la teca acciughe sott'olio, pomodori sott'olio, formaggio evidentemente stantio.
Una macchina del caffè che borbotta e gorgoglia. Seduti ad un tavolo sulla sinistra, quattro vecchi sorseggiano un bianco e ci guardano storto.
Chiediamo per il bagno.
Ci indicano una scala, buia e sporca.
La porta si richiude alle nostre spalle.
Aspettiamo che tutti, maschi compresi, abbiano finito in bagno.
Risaliamo le scale.
La porta si apre.
I più coraggiosi hanno persino l'ardire di prendere un caffè.
Dicono che è buono.
Usciamo.
Fuori, il solito paesaggio desertico.
Un western a 100 kilometri da Madrid.

Arriviamo, infine, in albergo. Due stelle, davanti ad Atocha, la stazione dell'attentato. Le camere si dividono i pari e dispari. Ci sono ascensori diversi.
Si fa notare il genio della IIIA, che vuole, pretende e comanda di salire sull'ascensore dei numeri pari. "Ho la 641!", asserisce. "Appunto", diciamo noi. "Eh, il 6 è pari", conclude salendo sull'ascensore. La camera non l'ha trovata. P'cato.
Poi, scopriamo che le camere dispari e quelle pari sono collegate. Solo che c'è un cavedio in mezzo, quindi hanno deciso che la divisione era più comodo farla così, invece che tipo fino al 50 da una parte e oltre il 50 dall'altra. Mah. Contenti loro.
Sono Pazzi Questi Iberici.
Mentre ci docciamo, irrompono in camera nostra In chupito veritas e la Ginnasta. Urlano che ah, c'è del sangue sul loro letto, e ah, dei buchi nel corpiletto, e ah, e ah, e ah. Vado a vedere. In camera loro le altre due sono in piedi sui letti, come le vignette con le donnine stupide (o mia sorella) e i topi. Macchie rosse, effettivamente, ci sono. E buchi anche. Evidentemente, però, tempera e tarme. Tranquillizzo, per quanto sia possibile, le quattro urlanti, e faccio per tornare in camera mia. "C'è di peggio", dice la Ginnasta, e mi porta in corridoio. Nell'angolo cieco, effettivamente c'è di peggio. Una porta, polverosa e incelofanata. La plastica è strappata, e viene mossa dal vento.
Un buon inizio di gita.

No pasaran!, 25 novembre

Sono tornata. Fisicamente, intendo, non sul blog. Ero in Spagna. Da una settimana, non da quando non scrivo più.
Allora tocca fare il report dell'ottima gita di classe, ché merita. Giorno per giorno ho annotato le cose che sono successe, da raccontarvi.
Fate finta che io sia ancora lì, a Madrid, e che non mi trovi nel quartiere amministrativo in cui non si trova un internet point nenache a pagarlo oro, ma in un albergo a quattro stelle con internette aggratis e quindi vi scrivo da lì giorno per giorno.

25 novembre. Partenza.

Millemila ore di viaggio in pullman fino a Lloret de Mar, con tappa di un'oretta ad Arles. Niente da riportare. La classe con noi, III liceo classico, è morta. Noi no. Ce la caviamo con solo un po' di muffa verso le 20, essendo partiti alle sei del mattino.
Arriviamo in questo albergo: dunque, Lloret de Mar, per chi non ci fosse mai stato, non è una città. E' un posto piuttosto piccolo, tanto che non è neanche molto segnato sui cartelli stradali, con solo discoteche, locali e sexy shop. I sexy shop inizi a vederli dalla perfieria. Poi le discoteche. Poi i locali. Siamo arrivati che era notte, siamo partiti che non era ancora l'alba: io, l'unica cosa che ho visto sono state insegne luminose. Non esistono palazzi, solo grattacieli.
Il mio albergo era l'Hotel Samba: se lo cercate su internette, vedrete che le uniche immagini sono quelle dell'enorme piscina. Che c'è, eh, non voglio negarlo. Ma vi ricordo che è il 25 novembre.
Il resto dell'albergo non è brutto. Neanche troppo bello, ma non brutto. Il problema è un altro. Il problema è che ci sono solo over 65. Non so per quale motivo, visto che l'albergo è evidentemente fatto per giovani; si vede che d'inverno hanno le agevolazioni.
In questo albergo c'è un pub, triste e solitario, e un bar, con la musica. La musica è piano bar, e si balla. O meglio, i vecchietti, ballano. Fino a un certo punto non c'è problema: ballano a coppie, tutti romaniticosi, teneri.
E all'improvviso!, arriva l'ondata dei "pivello, la noche è giovane". Un branco di settantenni vestiti in modi improponibili (abiti neri e argentati attillati, robi immondi senza maniche e aderenti, gli uomini in camicia hawaina e pantaloni eleganti) che richiedono a gran voce balli di gruppo. I pianobaristi li accontentano, e parte la scena più raccapricciante della mia vita.
I settantenni, ammiccando a qualunque essere respirante che, malglieneincolga, incroci i loro occhi, iniziano a ballare con movimenti che loro ritengono sensuali, cercando di attirare i giovani - ovvero noi - che nel frattempo si sono ritirati in ordine sparso verso il bancone, che sembra la tana di nascondino. In quest'orrido spettacolo, durato un quarto d'ora, si fa notare il prof di filosofia, che balla amichevolmente con la collega più brutta della scuola.
Il prof di filosofia è tenero e pacioccoso. Dice salute quando starnutisci, anche durante una spiegazione, si scusa se ti deve interrogare e non si arrabbia mai, dice solo "sento un po' di brusio..." quando c'è un casino inenarrabile che regna sovrano. E' tenero, lo adoriamo tutti. Ma sexy, no. Aveva una camicia azzurra e i suoi soliti pantaloni un po' elegnati e un po' no. Fin qui tutto bene. Ma la camicia aveva i primi tre bottoni aperti, e da sotto spuntava una sensualissima canottiera bianca. Vestito in modo così elegante, il tenero prof non poteva che darsi delle arie: e camminava, quindi, tutto dritto, petto in fuori e sorriso spagnoleggiante sulle labbra.
Urgh.

martedì 30 ottobre 2007

Poesia: Andammo a Reggio Calabria

Andammo a Reggio Calabria; non potevamo
accettare che il fuoco della rivolta fosse in mano
ai fascisti. A Reggio Calabria per schierare
su un unico fronte la gente del Nord e del Sud
operai e braccianti d'Italia: lavoro,
contratto, uguaglianza, solidarietà!

I treni dal settentrione sono lunghi lunghi
lunghissimi e odorano di officina di boschi
di laghi. Avanzano rapidi i treni
tra canti e slogan arrotolati, ecco le carte
da gioco e i fiaschi di vino. "Se sei un compagno
non puoi tenere alla Juve." Le rosse
bandiere come le camicie di quelli sbarcati
a Marsala or sono cent'anni dilagano
nella città: un compagno locale prende coraggio,
ci parla, quell'altro si chuide nei suoi
sentimenti. Le bombe sui treni, e poi
all'albergo, il saluto romano dei giovanotti
che fanno ala al corteo che sfila per Corso Vittorio
le pietre che fischiano dai vicoli stretti
e noi del servizio d'ordine non sappiamo
proprio che fare - che gente è mai questa
che chiede, che esige e morde la mano
che allunga la mano - ai balconi intere famiglie
ridendoci in faccia e di nuovo il saluto romano...
Lasciammo un segno?
Nei nostri cuori,
di certo, gli occhi gonfi d'una emozione
nuova. Sebbene ci sono questioni
che non le risolve la contrattazione:
o butti tutto per aria o è meglio
passare la mano.

(Alberto Bellocchio)


Ha! Allora non c'era solo la Marini...

domenica 28 ottobre 2007

Poesia: La montagna di tufo

Anche se piangessi
davanti a te,
buio teatro scavato
nel tufo dalle mani
dei miei padri braccianti.

Unica comparsa,
unico attore
accanto a questa loggia
barocca.

Anche se piangessi
sopra di te,
dall'alto di questa nera inferriata,
buio teatro vuoto
nel tufo scavato
dalle lacrime
dei miei padri braccianti.

Chi mi vedrebbe
chi mi ascolterebbe
nel vuoto paese dell'infanzia,
allora che modrevo le midolla
del sambuco
e mangiavo le radici dei cardi.

Chi mi vedrebbe
chi mi ascolterebbe
nella buia città dell'adolescenza,
ora che a notte alta cammino
come uno straniero,
la testa bassa, gli zoccoli
che battono su lastroni
come il bastone di un cieco.

E' arrivato il basilisco poeta
alle porte della maturità
come un principe spodestato
o un truce mendicante.

E' arrivato all'imbrunire
tra gli ulivi, piangendo
per tutti i cancelli
aperti tra le pietre.

Rivolto al suo compagno Antonello
al suo compagno Renato
al suo compagno Rocco
al suo compagno Alicata,
caduto con il cuore spezzato,
ha pianto, questa volta,
di tenerezza
per le lotte contro
tutti i cancelli.

I cancelli delle fabbriche,
delle carceri, di tutti
i luoghi ove si alzano
recinti.

E, infine, i cancelli
delle carnali passioni,
chiusi per sempre
da cuori impauriti.

I cancelli dei piccoli cimiteri
ancorati nei cespugli,
con tutto il vento della vita
fermo tra gli arabeschi.

Chi mi riconoscerebbe
con il cappello bianco
e la giacca colorata,

io che dal tufo sono partito
con un solo vestito.

Chi mi direbbe poeta
e di questa terra,
vedendomi così conciato,
come un venditore di avorio
o distratto mercante di schiave.

Chi mi potrà chiamare,
salutare, onorare.

Chi mi potrà offrire
la sua muta presenza.

Rimbombano risate di giovinastri
che paiono sciacalli
o cani disperati che gridano
alla luna.

Ci sono pochi lumi
questa notte nei Sassi.
Appena qualche lume
in questa frontiera
abbandonata.

Ma, a giorno fatto,
scendendo con lui nel tufo,
ho portato un giovane poeta
davanti a un buco nero
che un giorno fu
la porta di una casa,

e gli ho detto:
- guarda, da quella
porta possono uscire
i poeti, gli zingari,
i ladri, gli assassini.

Da quella porta
possono uscire gli ultimi,
ma con l'orgoglio di essere
ultimi.

Da quella porta
sono usciti i nostro padri,
i nostri fratelli,
che in Europa fanno ruotare
i mulini, i torni.

A quella porta
erano appese le camicie
dei nostri padri,
simili a bandiere di stracci.

Ma appena fu teso il binario
come la corda di un arco,
tutti gli uomini sono fuggiti.

Da quella porta
siamo usciti tutti noi.
(...)

Ma da quella porta,
ricordalo,
non possono uscire
gli avvocati, i notai,
gli aguzzini, i sensali.

Da quella porta
non possono uscire
i vermi.

Ricordalo,
quando scriverai
le poesie sul tuo paese
che una volta fu il mio.

(Michele Parrella)

lunedì 15 ottobre 2007

Poesia: Mio popolo

Eh eh, ragazzi la vita
non è poi così preziosa.
Biglietto d'ingresso pagato:
arginare, scassare, murare,
fucinare, fresare, montare.
Combattuto col piccone
mai perso callo alla mano.
Ferite: due dita di meno.
Nostro letto abituati a portarlo
lontano.

Eh eh ragazzi, la vita
non è poi così preziosa:
sentite le condizioni:
tribolare, emigrare, ammalare,
ospedali, camorre, prigioni.

Ehi, ragazzo. la guerra sapete
non è poi tanto cattiva:
almeno nelle antiche storie
alla fine si moriva.
Quanto alla nostra grande Patria
la nostra parte di terra nativa
nel sacco, spatriando,
c'è sempre entrata.
A spalla è tanto che la portiamo.
Nello zaino non la perderemo.

Noi - dalla guerra di tutti i giorni
quando ci leviamo
un momento a cambiare le armi
e partiamo.

(Piero Jahier)

20 luglio

Io c'ho:
- da scambiare Labriola, Rigola, Arafat, Fanon, Picasso e La banda del primo maggio
- la legittimazione della mia prof di latino che mi ha spostato la versione perchè potessi venire
- da comprarmi i dischi che il manifesto tiene nelle cantine e tira fuori solo alle grandi occasioni
- da comprarmi le magliette politiche, che quelle che ho non sono più attuali (Fuori l'italia dalla guerra e Not in my name, p. es.)
- da farmi l'eterno viaggio in treno, andata e ritorno, con tutta la bella gente
- da vedere le bustine delle figu finite all'edicola della stazione
- da fare una manif con mia sorella, che è troppo che non ne facciamo

Io ce n'ho un sacco, di motivi per andare in manif, ecco.

martedì 2 ottobre 2007

martedì 25 settembre 2007

giovedì 20 settembre 2007

Si alza sempre lenta come un tempo l'alba magica in collina...


Io ora dovrei studiare, ma ho un post più importante da scrivere.
E' il post sulla Comune-ty, seguendo l'esempio della e. e della sorella

Io prendo un evento. Un evento che non c'eravamo tutti, della Comune-ty, ma un po' sì. Ed è un evento che alla fin fine, era come se ci fossimo tutti.
E' San Lorenzo. Che poi, mica è san Lorenzo veramente, perchè siamo una Comune-ty di atei. Allora è l'11 o il 12 agosto, non ricordo.
Io è una situazione che sì, sono felice, ma con un sacco di paranoie, cosa che non approfondirò in questa sede. Allora vo da mia sorella, che ha appena traslocato, e parliamo, parliamo e cuciniamo la salsa al curry che ora è la mia specialità e ci ingegniamo perchè non abbiamo nessun tipo di contenitore con tappo eccetera eccetera. Poi ci avviamo, e ci vediamo nella piazza triangolare con il fratello e la Pace Fortissima che ora che hanno trovato la stabilità ed escono e scherzano e ridono come prima sono una coppia che mi ci piace un sacco. E con loro aspettiamo quelle mille ore la e. e il Chimico e il Geko, che se non arrivano in ritardo non sono mica loro. E andiamo su su su al Righi, per vedere le stelle, ci diciamo. E' evidentemente nuvolo, e le stelle mica si vedono veramente, e tutti lo sappiamo, mentre andiamo su su su con la macchina e poi ci trasferiamo nel cassone del furgoncino e andiamo ancora su su su e ci sbilanciamo e ridiamo un sacco.
E poi iniziamo a trasportare tutte le cibarie in un luogo che ci piace, che non siamo mica le uniche senza i contenitori con tappi, io e mia sorella, e c'è il Cyrano del .G che creca di mangiarsi tutto anche il cartone e c'è la chitarra del fratello che persino non mangia, e canta.
E io penso sempre che se c'era la Resistenza il nostro gruppo è la Comune-ty, e cantiamo un sacco.
E così avevamo l'umidità che ci mette il gelo nelle ossa come a Stalingrado, e le coppie smelensose e noi che non eravamo coppie che facevamo finta di guardare le stelle che però era nuvolo, ma ogni tanto si vedevano lo stesso. E c'era un sacco di Guccini, e c'erano le Osterie fuori porta, e io pensavo che sarebbe brutto se succedesse così.
Che non mi va se qualcuno diventa Guccini e tutti gli altri già dottori. Che stare a letto il giorno dopo è già la meta di un po' tutti, e però basta così. Che di utopie da realizzare ne abbiamo, e di progetti, e di cose che vogliamo fare.
Però no.
Però che nessuno sia stanco di gicoare, bere il vino, sputtanarsi.
Né di scrivere, e fare progetti bislacchi, e il nostro teatro fuori dal tempo con le canzoni e le cene e Stavros e i canti.
Io ci sono cresciuta, con la Comune-ty.
E sempre ci voglio crescere.

lunedì 17 settembre 2007

domenica 9 settembre 2007

Sciaini, alfin!

E' l'ora dello sciaini, ché ormai da due mesi campeggia sul mio blog.
La prima chiave di ricerca è stata maiale razza vietcong. Forse un insulto, forse la ricerca di un maialino vietnamita veramente compagno.
Poi ho cosa mangiano le papere, cosa mangiano le papere? e cosa mangiano le falene. Ma io sono arrivata alla conclusione che è uno scherzone dello sciaini.
Un sibillino in esecuzione quadra amo sai di te. Se qualcuno riesce a capire qualcosa, ma anche solo l'associazione tra due - no, tutte no - parole, gli sarò grata tutta la vita.
Ossessivo compulsivo mettere incinta.
Quando arriverà la pioggia agosto 2007. Tenendo conto che ha piovuto qualcosa come tutto il mese, già, non capisco la domanda. Ma poi, cos'è, il blog della Pizia?
Ruota "18 divisioni", per restare in temi esoterici.
Spia la vita di una donna scrive, per voyeur intellettuali dislessici.
Tutta grigia questa vita, affermazione estemporanea.
Breccia porta pia XX settembre 2007. No. 1870. Ripeti con me. 1870.
Cosa vuol dire arrosso, perchè un vocabolario giammai.
Foto cristi in grigio. Le foto? O i cristi? Ma soprattutto, pecchè?
Per finire con: Resepscion. Eh?

giovedì 30 agosto 2007

Tetes de Bois

Dopo mesi e mesi di titubanza, ho comprato il cd dei Tetes de Bois. Non mi piace l'arrangiamento dei pezzi, né la voce del cantante. Ma hanno un repertorio decisamente da premiare. Da Chico Barque a Matteo Salvatore ai Cantacronache a Pietrangeli. Allora li ho premiati, e, con un buono che mi rimaneva da Natale, ho comprato il loro cd. 10 euri tondi tondi, cd del manifesto.
Ok, è bellissimo.
Che io i pezzi li so quasi tutti, e tutti con il loro giro in Do che la gente giustamente trova inascoltabile. Ma proprio per questo hanno fatto un lavoro bellissimo. Li hanno riarrangiati, e li hanno portati in giro.
Quando alla Fiat di Melfi gli operai sono rientrati al lavoro, prima di vincere la lotta, perchè non ce la facevano più, i Tetes de Bois si mettevano alle 21.30, cambio turno, fuori dai cancelli con il loro camioncino. E suonavano 16 minuti, i soli 16 minuti in cui la fabbrica era ferma, e 800 operai potevano ascoltarli.
Hanno cercato brani (quasi) inascoltati, e conosciuto persone nella loro normale atipicità. Tra questi, un camionista-poeta, di cui hanno inciso questa poesia. Retorica, non lo nego. Ma di quella retorica che a me ogni tanto fa proprio piacere.

E' iniziato il campionato conduttori in
Argentina.
Così vi racconto quello passato.
Ottocento chilometri d'asfalto
da Melegnano a Bisceglie.
Con gli occhi sbarrati
nella nebbia fino a Vigevano:
file lunghe come un lungo treno,
da Ciriè a Vipiteno.
Corse a cento all'ora,
qualche volta a centoventi
quasi sempre di notte,
e certe volte d'estate
con le stelle il cielo sereno
puoi spegnere i fari
e farti guidare dalla luna.

Sarebbe bello dormire
magari fare l'amore.
Innestare la ridotta
sull'Appennino
sorpassare di volata
quello davanti a Ciampino.
Qui non sono le mille miglia
degli anni Cinquanta
e neanche i box di Monza
con le ragazze bionde sorridenti,
lo chamapgne, la TV
che racconta mondi irreali, lontanti,
diversi, la tecnologia,
la nuova scocca,
il mondo dei vincenti.

Quest'anno campione del mondo di
Formula Uno (un solo rimorchio)
è lui, Giuseppe Brambilla
quaranta volte da Milano a Pechino e
ritorno
mangiando qualche panino.
Perchè i camionisti son quasi sempre via
e stanchi
fanno l'amore
una volta alla settimana.

Ma Cristina è onesta
e ama solo lui:
scende con rabbia la Porrettana,
curve su curve
la strada bagnata
in picchiata
verso la pianura.
Chi sa se pensano alle mogli -
loro, loro che si passano le donne
come passano i chilometri.
Io mi farei volentieri
quella del bar di Mirandola
quella che mi sorride sempre.
Sarebbe bello
guidare un camion
pieno di bandiere
correre sull'autostrada
del Sole e dei Fiori
con la rivoluzione
sul rimorchio
e i canti dei compagni.

mercoledì 29 agosto 2007

Poesia: Prologo a una commedia

Si fece un violino di vetro perchè voleva vedere la musica. Trascinò la sua barca fin sulla cima della montagna e attese che il mare arrivasse a lui. Le notti si dilettava a leggere l'"Orario ferroviario"; i capolinea lo commuovevano fino alle lacrime. Coltivava le rose con una "z". Scrisse una poesia per la crescita dei capelli e un'altra ancora sullo stesso soggetto. Ruppe l'orologio del municipio per fermare una volta per tutte la caduta delle foglie dagli alberi. Voleva dissotterrare una città in un vasetto d'erba cipollina. Camminava con la Terra al piede, sorridendo, lentamente, felice - come due e due fan due. Quando gli fu detto che non esisteva affatto, non potendo morire per il dispiacere - dovette nascere. Già vive da qualche parte, batte le palpebre e cresce. Giusto in tempo! In un buon momento! Alla Graziosa Nostra Signora, Dolce Macchina Assennata, presto sarà utile un buffone per suo giusto diletto e innocente conforto.

(W. Szymborska)

lunedì 27 agosto 2007

Il geometra cadavere

Ho visto il geometra di Tim Burton. Ovvero, la persona più inquietante che voi possiate immaginare.
Pelato, ma non del tutto. Un riporto - ma i capelli non erano abbastanza perchè fosse un vero e proprio riporto - grigio, unto e spettinato.
Gli occhi infossati, grigi.
Il naso adunco.
La bocca sottile sottile e rossa rossa.
Una voglia - che se avessi potuto osservare bene si sarebbe rivelata sicuramente il Gramo - quasi nera che prendeva l'intera guancia destra.
Il collo lungo lungo.
Le spalle piccole e incassate.
Le mani lunghe e ossute.
Beveva un Bloody Mary.
Una voce roca e stridula al tempo stesso, con l'erre moscia francese.
Quando si è alzato, era zoppo.
Ma tutto questo non basta.
Parlava veramente di arredamenti, appartamenti e tutte quelle cose in -enti di cui parlano i geometri.
E ne parlava con una coppietta carina carina, di quelle appena sposate, con lei che sembra la barbie ma molto più vera e lui che la ama tantissimo.
E io mi sono chiesta
Ma pecchè?

Recensione: La tela di Penelope

Periodo di libri pesanti. Dopo Il giardino dei Finzi-Contini - ben meno pesante di quanto mi avessero preannunciato, in realtà, anche perchè la portagonista io la odio tantissimo - leggo La tela di Penelope, di Maragaret Atwood, che da tempo stazionava nella libreria (il libro, non la Atwood. Magari!).

E' un testo teatrale, in realtà mai messo in scena, ma strutturato - e con cognizione di causa - come una tragedia greca.
Penelope, dall'Ade, racconta la sua versione dei fatti: il suo matrimonio con Odisseo, la guerra di Troia, la rivalità con la cugina Elena, l'attesa e l'occupazione di casa sua da parte dei Proci.
In particolare, la sua attenzione è rivolta ad un episodio, un episodio narrato nel XXIII libro dell'Odissea.
Ulisse, tornato a casa, dà ordine di giustiziare 12 ancelle accusate di "essersi fatte stuprare".
Quello che la Atwood spiega magistralmente in questo libretto di pochissime pagine, è che l'accusa, nel mondo greco, era reale.
Quando il padrone di casa aveva ospiti, non era raro che questi chiedessero "favori particolari" alle ancelle. Queste, però, non avevano il permesso di soddisfarli se non con il benestare del loro padrone. E fin qui, niente di troppo strano, in fondo in fondo.
Il problema nasce perchè gli ospiti mica se ne stavano, dell'eventuale no delle ancelle. E in linea di massima, le violentavano comunque. Se il padrone lo veniva a sapere - e non era difficile, visto che novantanove su cento le ancelle rimanevano incinte - le colpevoli erano loro, e loro venivano punite, spesso direttamente impiccate.
Ma la sepoltura era onorevole, eh, perchè gli dei perdonassero il loro peccato (no, il peccato non era essere andate a letto con forestieri, ma aver disubbito al loro padrone). Erano gentiluomini, orsù, il perdono non si nega a nessuno. Da morto.
La trama, dicevo, si svolge tutta intorno a queste 12 ancelle impiccate da Telemaco al ritorno del padre: Penelope se ne rammarica, perchè, dice, proprio lei ha voluto che le ancelle tenessero occupate i Proci e le riportassero nuove informazioni.
Il monologo è intervallato da scene corali, in cui le ancelle, in un registro linguistico nettamente più basso a quello usato da Penelope, cantano le disgrazie del popolo, della gente comune. A volte sono le loro stesse voci, a volte i marinai di Ulisse, sacrificati per avere mangiato buoi sacri, altre ancora le anime di quelli che sono morti per la bellezza di Elena.
Uno spettacolo alla Dario Fo, insomma.
Il femminismo si interseca ad analisi antropo-psicologiche, a vere e proprie lezioni di storia greca, alla ricerca di miti rari, ad uno sguardo disinicantato verso la realtà quotidiana, così diversa - forse - dalla realtà greca. Ma forse no, eh.

mercoledì 15 agosto 2007

Sogno

"Ma come, non sai cosa vuol dire cappato!
Cappato vuol dire senza, lo sanno tutti!
Pensa all'etimologia.
Handi - cappato:
Senza
Mani"

Urgh.

lunedì 13 agosto 2007

Varie ed eventuali. O meglio, una varia, e un'eventuale

Dunque. Repubblikit segnala questo sito, dove io non sono ancora andata, però, che raccoglie le foto di animali strani.
C'è l'orso del sole







l'axoloti, che mi è sempre piaciuto moltissimo








l'aye-aye, che sembra sempre in botta






la Piovra Dumbo









E poi lui. La prima foto in movimento di un covone di paglia. Si chiama Komondor, dicono. Ma io non ci credo. Io credo che sia il pesce del 13 agosto di repubblikit.







Ah, ecco. Mi dicono dalla regia che c'è un'altra foto dello stesso animale, e questa volta è fermo. Sembra un po' meno un covone di paglia, così.










Poi c'è questo. Ho reso pubblico il mio blog. Prima dai motori di ricerca non si trovava. In realtà, io ho provato a cercare il gabbiano grigio ma non ho trovato niente. Però oggi avevo le prime chiavi di ricerca. "La moglie di ataturk" e "nodo d'amore algerino". Niente che cosa mangiano le papere. Però i ricci mangiano le fragole, se qualcuno volese saperlo. E anche le mele, diceva Gramsci.
E qui ho finito il post zoologico.

domenica 12 agosto 2007

Poesia: Progetto un mondo

Progetto un mondo, nuova edizione,
nuova edizione, riveduta,
per gli idioti, ché ridano,
per i malinconici, ché piangano,
per i calvi, ché si pettinino,
per i sordi, ché gli parlino.

Ecco un capitolo:
La lingua di Animali e Piante,
dove per ogni specie
c'è il vocabolario corrispondente.
Anche un semplice buongiorno
scambiato con un pesce,
àncora alla vita
te, il pesce, chiunque.

Quell'improvvisazione di foresta,
da tanto presentita, d'un tratto
nelle parole manifesta!
Quell'epica di gufi!

Qugli aforismi di riccio,
composti quando
siamo convinti
che stia solo dormendo!

Il tempo (capitolo secondo)
ha il diritto di intromettersi
in tutto, bene o male che sia.
Tuttavia - lui che sgretola montagne,
sposta oceani
ed è presente al moto delle stelle,
non avrà il minimo potere
sugli amanti, perchè troppo nudi,
troppo avviniti, col cuore in gola
arruffato come un passero.

La vecchiaia è solo la morale
a fornte d'una vita criminosa.
Ah, dunque sono giovani tutti!
La sofferenza (capitolo terzo)
non insulta il corpo.
La morte
ti coglie nel tuo letto.

E sognerai
che non occorre affato respirare,
che il silenzio senza respiro
è una muscia passabile,
sei piccolo come una scinitlla
e ti spegni al ritmo di quella.

Una morte solo così. Hai sentito
più dolore tenendo in mano una rosa
e provato maggiore sgomento
per un petalo sul pavimento.

Un mondo solo così. Solo così
vivere. E morire solo quel tanto.
E tutto il resto eccolo qui -
è come Bach suonato per un istante
su un bicchiere.

(W. Szymborska)

sabato 11 agosto 2007

Poesia: Requiem per i ribelli irlandesi

Con le tasche dei cappotti piene d'orzo
- niente cucine o basi d'appoggio lungo il mio percorso -
ci spostavamo rapidi e improvvisi nella nostra terra.
Il prete dietro ai fossi, tra i pezzenti,
un popolo in marcia a stento, in cammino,
scoprendo nuove tattiche ogni giorno:
colpire briglia e cavaliere con la picca,
scatenare la mandria contro i fanti,
poi ritirarsi tra le sipei per disarcionare la cavalleria.
Fino a Vinegar Hill, al conclave fatale.
Morimmo a migliaia sui terrapieni, falci contro il cannone.
Il pendio si arrossò della nostra onda infranta.
Ci seppellirono senza sudario né bara
in agostro crebbe l'orzo sulle tombe.

(S. Heaney)

L'Irlanda, terra di incontri anche a distanza.

venerdì 10 agosto 2007

Poesia: Due anni più tardi

Nessuno ti ha mai detto che i tuoi occhi
Arditi e belli avrebbero dovuto
Essere fatti più esperti? O avvertita di come
Sia disperata la falena quando si brucia le ali?
Avrei potuto insgenartelo io;
Ma tu sei giovane, così parliamo un linguaggio diverso.

Oh, prenderai tutto quanto ti è offerto
e sognerai che tutto il mondo è amico,
Dovrai soffrire come tua madre ha sofferto,
E alla fine anche tu sarai spezzata;
Ma io sono vecchio e tu sei giovane,
E io parlo una lingua barbara.

(W.B. Yeats)

Recensione: Terradilei

Innanzi tutto, non so se il libro è trovabile facilmente: l'edizione che ho io è del 1979, e il racconto proprio è del 1915 e, come dire, non esattamente consono agli standard editoriali moderni.
Lei è Charlotte Perkins Gilman, una - apprendo dall'introduzione - femminista socialista militante americana di inizio '900. Economista, anche. Quando le donne mmerigane facevano qualcosa di più che mangiare da McDonald's e guardare telefilm's.
La storia è questa.
Un trio di amici partecipa ad una spedizione scientifica in un posto non meglio definito. Le guide, negre e stupide, perchè socialisti sì, ma pur sempre di primo '900, raccontano di questo paese leggendario in cui governerebbero solo donne. I racconti scatenano ovviamente l'ilarità generale, tranne che nei tre amici, che si ripromettono di andare in cerca di questo paese misterioso.

Personaggi principali:
Jeff: il cavaliere, il paladino dell'amor cortese. Una terra di sole donne sarebbe la sua società ideale. Gay, si direbbe ora. Ingenuo, si scriveva nel '15.
Terry: l'esatto contrario. Uomo bruto, rude e forte, stile "Ao' donna, qui comando io!". Una terra di sole donne è il suo massimo sogno erotico, of course.
Il protagonista (che ha anche un nome ma non ricordo): in media stat virtus. Calmo, pacato, ma maschile quando serve. L'uomo ideale.

Trama:
I tre partono e, ovviamente, arrivano. Vengono presi e portati in una specie di prigione: durante la prigionia imparano la cultura della società delle donne e insegnano la loro alle tre donne guardiane. Provano a scappare. Vengono ripresi. Sono liberati, anche se sempre sotto stretta sorveglianza, e girano tutto il paese. Conoscono tre ragazze (in realtà, le conoscevano già prima), e se ne innamorano. Jeff rimane lì e si integra perfettamente. Terry viene cacciato. Il protagonista parte assieme alla sua tipa e forse prima o poi ritornerà.
Ok. La trama non è granchè, ne sono conoscia. Ma del resto, questo non è un libro vero e proprio, ma un immenso manifesto politico ben costruito.

Terradilei è la società ideale: l'agricoltura tiene contemporanemante conto delle necessità della gente e della bellezza del paesaggio, la cultura è alla portata di tutti, l'educazione non è un dovere ma un piacere, ed è ispirata dichiaratamente al metodo Montessori, l'industria e la ricerca sono nel loro massimo sviluppo (socialisti sì, ma del '15), la felicità dell'intero popolo è primaria rispetto alla libertà individuale. Altro che Tesi d'Aprile.
Tutto questo è descritto con dovizia di particolari dal protagonista, che rimane incantato da Terradilei e la paragona continuamente alla gretta società maschilista americana (ma anche mondiale), facendone risaltare difetti e contraddizioni.
Ah, le donne, in Terradilei, si riproducono per partenogenesi, da quando una guerra ha ucciso tutti gli uomini che formavano il nucleo primitivo del paese. Da allora, ogni donna può avere solo e soltanto una figlia (per non rischiare la sovrappopolazione), che viene poi educata da altre donne, specializzate, in una specie di comune. Ogni ragazza si specializza poi nel campo che più le piace, e, a sua volta, avrà una figlia... Così finchè non arriva Jeff che, contraddicendo ogni apparenza, è l'unico che riesce a mettere incinta la sua ragazza e "dona" a Terradilei la possibilità della bisessualità.
O meglio, non è detto.
Perchè io non penso che il suo cromosoma Y fosse proprio forte forte.
E secondo me tutti i figli che gli nascono sono femmine.

Merita, questo libro, merita. E' scorrevole, e alquanto divertente, nonché piuttosto attuale. Be', attuale...
Ovviamente, se non si considerano le sparate sul progresso sale della vita a costo della morte di migliai di persone, che è un po' la filosofia di vita delle donne di Terradilei.
Però ci sono molti altri lati postivi, credetemi.
E Terry, il pirla, che, convinto "che le donne tutto quello che vogliono è la dominazione maschile", viene cacciato da Terradilei è una dolce vendetta vetero-femminista.

venerdì 3 agosto 2007

Recensione: La pioggia prima che cada, Jonathan Coe

Premettendo che
Considero quest'uomo un genio
Che
Tutte le volte che descriveva i sentimenti d'amore della protagonista, lesbica, io pensavo "è vita vissuta" e poi realizzavo che è un uomo e anche etero
Che
Ho divorato il libro come non mi succedeva da un sacco
Che
Sono 200 pagine di libro di soli ricordi in prima persona e tu non te ne accorgi neanche
Premettendo tutto questo
Io non lo so se ve lo consiglio, questo libro qui dal titolo così bello. Soprattutto se non è il vostro periodo migliore. Soprattutto se la vostra pissipissibaucologa è in ferie per 5 settimane.

E' una storia di famiglia, tutta al femminile. La racconta una donna, cugina della capostipite e spettatrice di tutti gli avvenimenti. La racconta, e la registra su cassette subito prima di suicidarsi. Perchè vuole che la storia sia conosciuta dall'ultimo rappresentante della famiglia - o meglio, l'ultima - una ragazza, cieca e in adozione, di cui si sono perse le tracce. Sono racconti di 20 episodi della vita della donna, che si intreccia continuamente con le vite delle altre: della cugina, prima, poi la figlia della cugina e la figlia della figlia della cugina. Ci sono le sue due storie d'amore, la sua vita sostanzialmente grigia e perennemente defilata, il suo vivere sulla pelle delle altre senza mai rendersene conto.
E le altre... Be', le altre sono psicopatiche. Sempre di più, con una carenza d'affetto che si tramanda di generazione in generazione. Che, voglio dire, non è facile rispecchiarsi in una donna psicopatica. A quei livelli di psicopatologia. Però ti capita. Veramente. Io non lo so, come fa a capitarti così tanto.
E poi c'è il titolo bellissimo.

"A me piace la pioggia prima che cada."
"Ma la pioggia prima che cada non esiste, non è reale."
"E' per questo che mi piace."

giovedì 19 luglio 2007

Il turco in Italia ovvero un'italiana in Turchia

Io ho messo a posto tutta la libreria delle donne della stregaNocciola. Sono tanti scaffali, e tanti libri. Quidni, mentre mettevo a posto e trovavo tre copie dello stesso libro, stessa edizione e stesso anno (1948), le lettere inglesi messe tutte alla fine ché la strega Nocciola non è che se la cavi troppo bene con l'alfabeto anglico, ho anche fatto tutta una lista di libri che volevo leggermi.

Questo qua è uno di quelli.
E' di Joyce Lussu, l'edizione è vecchiotta, quindi non so se si trova ancora.

Joyce Lussu era, nel '58, al congresso per la Pace in Svezia. Il '58 è stata un'ottima annata, per il congresso per la Pace. Erano ancora tutti vivi. I sovietici erano ancora abbastanza liberi di andare dove volevano. Gli americani.. be', tanto gli americani mica ci sono mai stati. In Svezia c'era Neruda, c'era Eluard, c'era Aragon, c'era Bréton, c'era Alberti. Questa gente qua, insomma. Che se fanno la macchina del tempo è il primo posto in cui vado.
Oltre a questi, c'era Joyce Lussu e c'era Hikmet.
Hikmet era in esilio da 8 anni, la sua seconda moglie ed il suo secondo filgio erano tenuti in ostaggio dal simpatico governo turco, e avevano una camionetta che stazionava davanti a casa e che li seguiva dovunque andassero. Lussu non aveva mai sentito parlare del poeta turco, le cui poesie erano state tradotte solo in russo, da lui stesso, e in francese. Lo incontrò ad un ricevimento, e si accorse, dalla deferenza degli altri intellettuali, di essere di fronte ad un grande uomo. Non aveva idea di chi fosse, però. Alla prima occasione, durante la serata, si allontantò per andare a cercare alcune sue opere, e ne rimase assolutamente colpita. Tornando da Hikmet, si complimentò con lui per la bellezza delle sue poesie.
E lui, con naturalezza: "E perchè non le traduci?"
Lussu iniziò così quella che secondo me è una delle più belle avventure intellettuali di quegli anni lì: la traduzione empatica. Lei non sapeva una parola di turco, Hikmet non una di italiano. Sapevano entrambi il francese.
In 10 giorni Lussu tradusse un intero libro di poesie di Hikmet, seguendo le indicazioni del poeta, che le descriveva, in francese, le sensazioni che la parola turca in questione ispirava.
Alla morte del poeta Lussu scrisse una sua biografia. Che, in 120 pagine, l'ha fatto diventare il mio poeta preferito e un uomo pessimo poco no.

Perchè tutti pensano che le poesie d'amore di Hikmet siano dedicate ad una sola donna, e le lettere al figlio ad un solo figlio, perchè i toni mica cambiano, e i nomi non ci sono mai. Invece no. Le donne sono tre, ed i figli due, anche se entrambi si chiamano Mehmet (il che rende ancora più difficile la distinzione).
Dunque.
Hikmet, giovincello, aderisce al movimento indipendentista turco guidato da Ataturk. Indipendentista non da dominazione estera, ma da dominazione ottomana. Gli ottomani non sono i turchi, come credevo io fino a poco fa. Gli ottomani sono quelli che condannavo a morte facendo mangiare dalle murene. I turchi sono quelli che fregano i curdi. C'è una bella differenza.
Comunque. Ataturk fa tutta questa indipendenza, che non è neanche una guerra, ma non si capisce bene, e tutti che lo appoggiano, i socialisti ed i curdi. E lui dice, ai curdi, sì sì, aiutatemi, che poi avrete la vostra lingua, i vostri spazi e tutte le vostre belle cose. Poi prende il potere e dice be', no, ma scherzavo, tutti sui monti e non vi chiamate neanche più curdi, vi chiamate turchi di montagna e ci fate schifo. Allora anche i socialisti non sono molto contenti, e, nel frattempo, si ha notizia el movimento spartachista. Della rivoluzione russa no, non si sa niente. 15 socialisti partono per Berlino. A Berlino gli ci dicono ehy, ma non lo sapete che in Russia c'è Lenin ed è tutto fantastico? No. Be', allora vi ci portiamo, e poi tornate in Turchia a raccontarlo dalla Russia, che è anche più comodo, attraversate il Mar Nero. Ma i 15 socialisti, ormai comunisti, non lo raccontano molto, perchè Ataturk, che tutto sa, li fa uccidere appena mettono piede giù dalla barca. E tutti pensano che è per gli spartachisti.
Invece no, Hikmet scopre, perchè quando fa il visto per andare a Berlino uguale uguale ai 15 glielo fanno fare. E gli fanno fare anche il biglietto di ritorno. Poi, quando ritorna, lo mettono dentro 8 mesi, così, di preventivo, ma mica si può pretendere tutto no?
Quindi Hikmet diventa comunista e continua a fare dentro e fuori di prigione. Nel frattempo è sposato, ha un figlio e soffre di cuore. Ma non lo uccidono mai perchè ad Ataturk piacciono un sacco le sue poesie, che sono bandite ovunque tranne che nella sua reggia, dove se le fa leggere di nascosto. Ah, Ataturk, nel frattempo, è diventato fascista poco no, così, perchè è di moda. Infatti, è il '38 quando Hikmet pubblica una poesia sovversiva su un giornale della Marina. E' così doppiamente giudicato dal tribunale civile e militare, che gli danno in tutto 25 anni di carcere.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, tutti gli intellettuali del mondo si mobilitano, e lui fa uno sciopero della fame, per cui viene scarcerato in libertà vigilata.
Non torna dalla moglie e dal primo figlio, però, perchè lei si è giustamente stufata di aspettare che lui esca da 25 anni di carcere. E' ora fidanzato con una compagna che lo è andato spesso a trovare in carcere. In libertà condinzionata, va a convivere con lei, la mette incinta e scappa dalla Turchia. Da solo.
Quando Lussu lo conosce rimane molto impressionata dalla storia di questa donna che, Hikmet giura e spergiura, non ha avuto modo di scappare con lui perchè incinta. Lussu organizza quindi una spedizione di salvataggio, ché ormai sono passati 15 anni dalla Resistenza e lei è un po' stufa di starsene con le mani in mano. Le peripezie sono mille mila, ma non ve le racconto che è la parte più divertente del libro. Riesce a farla scappare, comunque. Ma quando lei arriva a Varsavia, Hikmet non c'è. Lo vedrà una settimana dopo, quando lui si degnerà di farsi trovare per dirle che, be', mica poteva aspettare i suoi comodi, ora convive con una compagna sovietica. Però sono felice che siete liberi, eh. E se ne va. Una persona simpatica.
Ma un grande poeta.

Stoccolma, 1960
Sono cent'anni che non ho visto il suo viso
che non ho passato il braccio
attorno alla sua vita
che non mi son fermato nei suoi occhi
che non ho interrogato
la chiarità del suo pensiero
che non ho toccato
il calore del suo ventre

eravamo sullo stesso ramo insieme
eravamo sullo stesso ramo
caduti dallo stesso ramo ci siamo separati
e tra noi il tempo e di cent'anni
di cent'anni la strada
e da cent'anni nella penombra
corro dietro a te.

Profezie

Io le profezie le avevo già postate tutte anzitempo. Erano quelle di tutta la famiglia. Invece di ripostarle, che non mi sembra utile, vi metto il link. Ecco qua.

Ah, e, tra l'altro. Io penso che non ci riusciamo ad arrivare immuni all'edizione italiana. Che prima o poi lo sappiamo sicuramente, chi è che muore. Però nessuno ti dirà mai perchè. Come. Chi lo uccide e che fine fanno i personaggi altri.
Tipo, io lo sapevo che Silente moriva a causa di Piton, ma mai e poi mai avrei pensato che sarebbe successo così.

Quindi 'un me frega, ecco.

lunedì 16 luglio 2007

makki 6?



Motto: Pace, Indipendenza, Democrazia, Unità e Prosperità

Nome ufficiale: Sathalanalat Pasathipatai Pasason Lao

Capo di stato: Choummaly Sayasone

Capo di governo: Bousane Bouphavanh

Valuta: Kip

47 tribù: Alak, Bit, Chere, Ha-nhi, Haw, Hmong, Jri, Kaw, Katang, Katu, Khmer, Khmu, Kri, Kui, Lamet, Lao, Lavae, Laven, Lavi, Lolo, Lue, Makong, Mon, Museu, Ngae, Nguon, Nhaheun, Nhuon, Oi, Pakoh, Phong, Phu-Noi, Phu Thai, Sadang, Saek, Sila (etnia), Samtao, Singmun, Souei, Taliang, Ta-oi, Thin, Tum, Yae, Yang, Yao, Yumbri.

18 divisioni: Attapu, Bokeo, Bolikhamxai, Champasak, Houaphan, Khammouan, Loung Namtha, Louangphabang, Oudomxai, Phongsali, Salavan, Savannakhet, Vientiane (municipalità), Vientiane, Xaignabouli, Xaisomboun (zona speciale), Xekong, Xiangkhoang.




Ecco. Chi, chi, chi, può voler leggere - ma soprattutto capire - quello che scrivo, dalla Repubblica Democratica del Laos??

mercoledì 20 giugno 2007

Ma quant'è geniale?

lunedì 11 giugno 2007


Ogni tanto
le cose inaspettate
arrivano al momento giusto.

sabato 9 giugno 2007

Il matto

Aveva gli occhi blu, il pizzetto ed i capelli bianchi, alla Gino Strada, e non più di quarant'anni. Ma ne dimostrava sessanta, come tutti i matti. E' salito sull'autobus che mi portava al mare l'ultimo giorno di scuola, uno di quegli autobus lunghi con lo snodo in mezzo, che sulle ruote non hanno i posti. Ma sopra le ruote, da che mondo e mondo, ci si siede lo stesso.
E' salito, e sulla ruota era seduto un ragazzo. Ha chiesto gentilmente permesso, ed i suoi occhi blu hanno convinto il ragazzo - che non avrebbe lasciato il posto neanche ad un'ottantenne incinta e con le borse della spesa - a lasciargli il posto. Si è arrampicato con un'atleticità decisamente invidiabile e si è rannicchiato, mettendo le mani a forma di pistola, come se stesse giocando a guardie e ladri. Poi ha iniziato a parlare.

Sono un medico del Gaslini, lasciatemi passare, ha detto, con la voce forte dei matti.
Poi è stato zitto a lungo.
Ha ripreso urlando Siamo circondati, i marines sono ovunque, arrendiamoci!
Poi era di nuovo un medico del Gaslini.
E a quel punto ha iniziato a parlare veramente. Avrei voluto avere la prontezza di un registratore, di appunti, una memoria alla Mirandola.
Invece mi ricordo solo che il suo discorso si articolava tra amore e morte, e avrebbe potuto trovare un posto d'onore nel mio libro di autori greci. Raccontava di una donna, un amore necessario e un matrimonio secondario, di prostitute salvatrici, del dolore della perdita di una vita, dell'importanza di non piangersi addosso.
Ritornavano spesso i medici, e l'esercito.
L'autobus era in silenzio, tutto.
Tutti che ascoltavano senza guardare, perchè i matti non li si guarda.
Citava S'i fosse foco, tutta a memoria, tutta giusta.
Solo due vecchiette borbottavano che quella gente lì bisognerebbe rinchiuderla.
Un attempato signore le ha invitate a tacere ed ascolatre, che avrebbero solo imparato qualcosa.
Sono scese alla fermata sucessiva, sempre borbottando, ma con più umiliazione.
Poi il matto ha finito di parlare. Si è rannicchiato e si è addormentato profondamente.

Ed è rimasto il silenzio imbarazzato di un autobus che si era scontrato con il mondo.

lunedì 4 giugno 2007

E questa è una delle cose più inutili che il web potesse partorire: il mio nome ancestrale dall'indirizzo del mio blog.

Messo il calendario, da questa pagina qui che ha un sacco di belle cosine. E c'è anche il calendario con il gufo per la Streganocciola, se vuole. Ma anche uno con CortoMaltese. E un sacco tutti romantici. Però proprio belli.

sabato 26 maggio 2007

post cileno

Oggi sono andata sul mio sito preferitissimo di tutti , che diceva "guarda un filmato di Victor Jara su YouTube".
E io ho detto, oh, guarda, mica solo la gente sgommat'e' sangue, su youtube. Cioè, sì, dopo il Victor era sgommat'e' sangue, ma non in quel video lì.
E dal filmato del Victor mandava ad altri mille mila filmati, uno più bello dell'altro. Così, ho scoperto che i Quilapayun sono tutti vivi (tranne uno, in realtà, ma morto di morte e non morto di golpe), e che turnicano e concertano. E ho decretato, con l'appoggio della streganocciola, che il 18 gennaio si andrà a vederli ad Arles, che meritano proprio.
Ve ne posto un po', di filmati bellerrimi. A me ci piacciono un sacco. E a mio fratello anche, che lo so. E agli altri anche, magari.
Vi evito, ma se volete andate a vedervelo, che merita come documento storico, il documentario fatto dall'Istituto di Memoria Multimediale di Cuba in quel degli anni '70 che, non so, probabilmente i macchinari per fare le dissolvenze visive e sonore ci avevano l'embargo sopra.

Ecco.

Questa è Violeta Parra, la prima cilena ad aver inciso canzoni popolari. Anche quella che ha scritto Gracias a la vida, per dire. Cantava, suonava mille mila strumenti, dipingeva, faceva sculture e anche qualcos'altro che ora non mi ricordo. Era figlia di una contadina, aveva dieci fratelli. E sarà la mia riposta per sempre a chi esalta il mito del self-made-man 'merigano. Io c'ho la mujer-hecha-sola.
L'intervista è in francese con sottotitoli in spagnolo, si dovrebbe capire più o meno tutto.



Questo, invece è un ottimo videoclip anni '70, del Victor.



C'è anche un pezzo di Christy Moore per il Victor, ma senza codice, quindi non posso metterlo. Se volete, è qui:

http://www.youtube.com/watch?v=lGtCeyu9hxQ

Questo entra di diritto nel mio lessico



L'Allende, la vittoria



E questa è la parte finale dello spettacolo che voglio sempre semprissimo fare, per quanto sia difficile. Ma a me mi ci piace proprio tanterrimo. La risoluzione audio non è delle migliori, purtroppo.



Ce ne sarebbero altri mille mila, di filmati bellissimi. Per ora basta così.

domenica 13 maggio 2007

Recensione: The good shepherd



Ecco. Questo è un giallo veramente, che non si capisce una cippa fino alla fine. Quindi non leggete la recensione, se volete vederlo.

Dunque allora.
C'è Matt Damon che è un ossessivo compulsivo con tendenze autistiche. E infatti la prima scena fa modellini di nave in bottiglia, tanto per dimostrarlo. Poi è tutto un film a flescbéck, quindi non mi ricordo cosa viene prima e cosa dopo, ma comunque.
Lui è un cervellone della CIA, quello che organizza lo sbarco a Cuba. Però lo sbarco a Cuba, p'cato, va male. Tutto il film ruota attorno al fatto che è andato male perchè c'era una spia, e la spia non si sa chi è.
Matt Damon va al college, che è un college di quelli grandi ma non mi ricordo più quale. E al college entra in una di quelle sette che ci sono ai college, quelle robe tipo un po' mafiazza e un po' no, con i riti di iniziazione eccetera eccetera.
E nel rito di iniziazione lui deve dire un segreto segretissimo, e racconta che piccolo piccolo ha visto il padre suicidarsi, e però ha raccontato a tutti che era stato un incidente e si è imboscato la lettera di addio, che però non ha mai letto.
E poi tutti gli dicono Sei dei nostri, o qualcosa del genere, e il rito di iniziazione finisce lì.
Ah, il gruppo si chiama Bones & qualcosa, che non mi ricordo, e si ritrovano tutti insieme in un'isoletta di un senatore, tutti i Bones di tutte le generazioni, perchè se ho ben capito ci entri solo se hai dei parenti. E fanno i cenoni che iniziano con "Uomini dei Bones!" "Tutti presenti!" con tutti che scattano in piedi insieme.
E al primo di questi cenoni De Niro, che il capoccia più capoccia, chiama Matt Damon e gli dice se vuole andare in Europa, che tanto c'è la guerra, a fare spionaggio. E lui ci dice ci penso.
Nel frattempo, al college, lui sta con una sorda, che non si capisce bene che ruolo abbia in tutto il film, e che continua a dire che lei capisce solo dal labiale e poi va al cinema e a ballare. Bah. Misteri della fede.
E poi è il più bravo del corso di poesia, ed è troppo il cocco del prof, di quei lecchini che odi a prima vista. Matt Damon, non il prof. Ma una volta, uscendo da lezione, lo avvicina un tipo della CIA e gli ci dice: "Il tuo prof è filonazista. Trovaci l'elenco dei suoi contatti". E lui, da bravo patriota, li trova e fa cacciare il prof.
Ma torniamo alla cena. Dopo aver parlato con il capoccia più capoccia, va con una tipa, che è sorella del suo migliore amico e, pém, la mette incinta. Lui ovviamente non lo sa, che l'ha messa incinta, glielo dice l'amico il mese dopo, mentre lui è sulla spiaggia con la sorda. Allora lui dice Ciao, sorda, e va a sposare Angelina Jolie. Ma mentre è lì che la sposa arriva un militare e gli ci dice Ahò, c'è la guerra, mica possiamo aspettare mesi per una tua risposta. Entri o non entri nella CIA? E lui dice Entro. E il militare gli dice Ok, parti tra una settimana.
E lui parte.
E va in Inghilterra.
Dove indovinate un po' chi trova? Il prof, che mica era filonazista veramente. E si scopre che è gay, e che i servizi segreti inglesi mica sono molto contenti delle frequentazioni che fa. E allora lo uccidono. Sotto gli occhi di Matt Damon. E il prof, prima di morire, gli ci dice Vattene, finché sei in tempo, redimiti! Ma lui non si redime, che è un film di De Niro, mica della Disney.
Mentre lui è in Inghilterra gli nasce il figlio, e cresce, e il migliore amico muore. Intanto lui conosce tutti quelli del KGB, e va a Berlino a prendere i cervelli nazisti ed ebrei per portarli in America, e tutta questa serie di cose.
E conosce Ulisse, che è uno del KGB, che gli si sono congelate le mani in guerra. E gli dice che il suo nome in codice, suo di Matt Damon, è Madre. Però io, devo essere sincera, mica ho capito perchè. Poi torna in America, e Anglina Jolie ha avuto mille storie, anche se lei dice una sola, ma è pur sempre Angleina Jolie, quindi è poco credibile, e suo figlio è cresciuto ed ha un sacco di carenza d'affetto.
E lui cosa gli porta, al figlio che mai ha visto? Un modellino di nave. Apperò. Proprio quello che desideravo!
Poi in America arriva un russo, che dice di essere l'aiutante di Ulisse scappato e pronto a collaborare, e loro subito ci credono. Subito subito, proprio. Poi un po' dopo arriva un altro tipo che dice Sono io quello che dice di essere lui! E loro non ci credono. E lo torturano, non tanto, ma non so, in raltà, perchè non guardavo. Quando ho riaperto gli occhi era sgommat'e' sangue. Poi gli danno l'LSD, come siero della verità. E lui continua a dire Sono io, sono io! E poi si butta giù dalla finestra. Exit russo.
Intanto il figlio di Matt Damon vuole entrare anche lui nella CIA. E lui gli dice Fa come vuoi, da bravo padre presente.
Intervallato a tutti questi flescbéck c'è il fatto che a casa di Matt Damon arriva una busta con una foto di due a letto insieme e una registrazione. E alla fine di tutti questi flescbéck loro arrivano a capire che è il filmato in cui è registrata la spiata per Cuba. Ed è in Congo. E Matt Damon va lì. E trova subito il posto. Ed enra nella camera. E sul comodino cosa vede? Vede la miniatura di nave che aveva fatto lui a suo figlio.
Urgh!
Argh!
Ah!
Tradimento in famiglia!
Figlio comunista!
Invece no.
Figlio semplicemente innamorato di una tipa che è Angiolina Jolie in nero, una specie di negativo del complesso di Edipo, che però è una spia del KGB.
Che gli dice Le persone che si amano non hanno segreti. E lui allora dice Ah, ecco, allora senti, la CIA sta prepaprando uno sbarco alla Baia dei Porci. Ok, grazie, gentilissimo.
E in Congo Matt Damon incontra Ulisse, quello delle mani gelate in guerra. Che l'ha fatto arrivare lì lui, dicendogli che se vuole protegge suo figlio, che potrebbe essere accusato di alto tradimento, in cambio della collaborazione di Matt Damon. Allora Matt Damon tona in America. E va a casa del russo, quello che diceva di essere passato dalla parte degli americani. E scopre che è una spia.
Allora torna in Congo. E ci dice Non c'è problema contro mio figlio, non collaboro. Sicuro? Sì, sicuro. E fammi andare che mio figlio si sposa.
Ma il figlio non si sposa, perchè la sposa, la spia, viene uccisa. P'cato.

Poi è saltato il film. E ci siamo sentiti prima tutto l'audio. E poi visti tutto il video. Da quello che abbiamo capito, Matt Damon tornava a casa e leggeva la lettera del padre suicida, che gli diceva Sii sempre corretto, non mentire mai, chi fa la spia non è figlio di Maria.
E lui legge. E poi firma di nuovo il contratto con la CIA.


A me mi è paiciuta, questa cosa che non c'erano buoni, proprio nessuno. E ci do 8.

E poi c'è la battuta geniale: "Perchè voi uomini dell'Agenzia non mettete mai l'articolo davanti a CIA?" "Tu metti l'articolo davanti a Dio?"