martedì 26 settembre 2006
Poesia: Lettera mortale
Una poesia distruttiva. A me piace tantissimo. La lettera a cui si riferisce è un invito che Pablo Neruda aveva iniviato al suo amico Gabriel Celaya. Una settimana prima del golpe.
LETTERA MORTALE
Pablo:
in mezzo all’oceanico ti dico
che no, non ci vedremo.
Il tuo invito è arrivato un po’ tardi
e, chissà, forse è per questo che sono ancora vivo.
Arrivò con la tua amicizia e sembrava
che come anni addietro, là in “Correos”
presso Cibeles, o più tardi,
in Sao Paulo, ti ricordi?, tutto sarebbe stato facile.
E bada, quando già stavo facendo la valigia,
invitato da te, dagli amici, da un Cile che cresceva
mi giunse la notizia – sembrava impossibile – .
E adesso, come spiegarti e spiegare a me stesso
questo immenso disastro, questa assurda tristezza,
questa farsa regnante di Pinochet e dei suoi?
Però tu ben sapevi della verità ribelle
che sovrasta ogni cosa, dal fondo del fondo
di quel metallo del popolo che nessuno può seppellire.
E poiché sei tu che mi hai dato la fede, lo vedi, sto facendo
ancora una volta la valigia per tornare in Cile.
Perché, chi potrà seppellire la verità che insorge,
la luce che è solo luce e l’aria che è solo aria?
Ci vedremo assai presto. Ci daremo la mano.
Tu forse non ci sarai. Magari io sarò morto.
Che importa. Ci saranno due uomini: un basco e un cileno.
(G. Celaya, 8 febbraio 1975)
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1 commento:
che e' bella, questa poesia qui.. Ma proprio tanto.. Quante ne sai, sorella gabbiana :)
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