giovedì 29 marzo 2007

Un'astuta conversazione

Premessa numero 1: io sto leggendo i Canterbury Tales. Leggendo mentre mangiavo pasta al pomodoro, suddetta pasta è caduta sui suddetti Canterbury Tales, coin consegunte effetto splatter di pagine sgommat'e' sangue.
Premessa numero 2: M.M. è idiota.
Dialogo.

Io racconto dei miei Canterbury Tales.
M.M.: "Ma è per quello che riesci a leggere così tanto.. Leggi mentre mangi!"
Io: "Mica sempre, solo quando sono da sola.. Di solito leggo la sera"
M.M.: "Eh, anch'io leggo la sera... Tutte le sere tranne il sabato, perchè è troppo tardi"
Io: "Sì anch'io il sabato tendo a non leggere, se no poi faccio veramente tardissimo"
M.M.: "Poi io già mi addormento, leggendo.."
Io sorrido di circostanza
M.M.: "Sai, a volte non ci riesco neanche, a finire la pagina"
Io: "Be', sì dipende quanto hai letto..."
M.M.: "No, sai, io leggo una pagina al giorno... Ma fronte retro!"
Io impallidisco e cerco disperatamente qualcosa da dire.
M.M.: "Però l'ultimo libro di Moccia no, quello mi ha proprio preso"
Io: "Ah sì?"
M.M.: "Sì, sì, l'ho finito solo in due mesi!"

giovedì 22 marzo 2007

Il delirio del prof C.

Oggi il prof C. ha ricominciato a parlare.
Aveva smesso, non perchè fosse diventato muto, ma perchè era scoppiato un po' di casino. Ma oggi no.
Oggi ha ricominciato.
Allora io tento una trascrizione artistica del suo delirio odierno.
Va letta con forte accento ciociaro ("aò" intercalare compreso). Il lessico è fedele.

"E ora vogliono ammettere i talbeani al tavolo delle trattative (incipit ex abrupto. Si stava parlando di fasci di circonferenze) . I talbeani! Dico, quelli che decapitano la gente! Cosa potranno mai insegnarci? (A tagliare la testa alla gente, of course. E cosa, se no?) Vi sembra giusto ammetterli al tavolo delle trattative? Rispondete! (Invito al dialogo)"

Risponde titubante il Compagno F.
Compagno, sì, ma un po' tanto ingenuo. Dice timidamente che, magari, si può trovare una mediazione culturale.

"Mediazione culturale? Ah! Ma con quelli... quelli cacciano i leoni! Lo sai, no? Con la lancia, e lo scudo, partono e dicono Belin, vado ad ammazzare i leoni così sono il più forte della tribù! (Sì, prima stava parlando dei talebani. Ma i cambi di soggetto sono frequenti. E poi, sempre negri sono, no?) Lo sai, vero, che ammazzano i leoni con le lance solo per dimostrare la forza? Così diventano capi del villaggio. E i leoni, i leoni mica li attaccherebbero, i villaggi. Ma loro li ammazzano lo stesso. (Noi, invece, abbiamo mandrie di mucche inferocite che invadono le città. Per questo le uccidiamo.)

E poi dicono che gli extracomunitari vanno ospitati! E secondo voi chi paga?
(Un po' di sano populismo, che non fa mai male)
Perchè loro (indiscriminato, si suppone gli sporchi negri) non hanno le fogne! Secondo voi in Kenya hanno le fogne? No! E vogliono venire qui! (A distruggere le nostre, di fogne) Sapete com'è fatto un villaggio dalle loro parti? Allora. C'è una fila di capanne da una parte. Una dall'altra. In mezzo una cosa, una via, tipo, tipo via XX settembre (via XX settembre, perchè in Kenya festeggiano la Breccia di Porta Pia) E questa via non è sgombra, no! E' piena di merda. E i bambini ci giocano, ci giocano dentro. Dico, prendi degli alberi e fai delle tavole, se proprio vuoi buttarla lì. Tanto alberi ne hai, no? (Le famose foreste della savana) E loro no, non ci arrivano!

Sapete cosa mi ha detto un missionario? Era stato giù, da loro, per un po' di tempo. E aveva

visto che loro stavano chinati così, con la schiena, per raccogliere quella roba che mangiano (grano, orzo, cereali, quelle robe che mangiano gli sporchi negri, insomma) Allora tutte le volte quest'uomo gli diceva di piegarsi sulle gambe, che se no gli (ai negri) venivano le malattie alla schiena. E loro niente, testardi! E vorrebbero venire qui...

Che poi ogni tanto, quando vanno a cacciare il leone, trovano qualche fucile che gli ha lasciato lì qualcuno
(non so, un qualche europeo che era andato a cacciare leoni, per esempio) e si mettono a sparare così, per divertimento, e si ammazzano tra loro. Lo fanno spesso, sapete? (Mica come noi occidentali, che mai e poi mai ci verrebbe in mente di ammazzarci tra di noi)


Capite che con questi non si piò discutere. Mica hanno la nostra concezione del mondo. Capite, se io sto discutendo con uno che ha la mia cultura, ci discuto. Ma se arrivano questi... Mica fanno gli stessi ragionamenti. Vivono in un altro mondo, non possiamo interagire.
(Un bel muro in Siberia, che ne dite? Così non ci sono più problemi).

E poi se chiedi di chi è colpa, ti dicono che è colpa degli americani!
(Trattandosi di Africa, massimo massimo degli europei, ti dico) Ma gli americani... Gli americani sono gli unici che gli portano qualcosa. Non so, due sacchi di farina (per tutto il Kenya), le coperte... (con il vaiolo, questa l'ho già sentita).

Perchè loro non ci arrivano, a svilupparsi. Cioè, se io non ho niente e vedo un camion, inzio a pensarci, no? Loro invece: Belin, c'è una cosa con le ruote... Chissà cos'è... Mica ci provano a costruirla!
(Perchè io vedo un camion, prendo del fango e del legno e me lo costruisco, con pistoni, candele e marmitta. Eh.)

E tutti questi che dicono.. Bisogna ospitarli!
(I camion?) Sono uguali a noi... Ma che uguali! Lo capite o no che sono indietro? Che poi magari uno preso così, singolo, ci riesci anche a parlare. Ma tutti! Tutti no! Che poi creano la malavita... Sapete chi crea la malavita? Quelli che vendono fazzoletti ai semafori, ecco chi sono! (Perchè con i fazzoletti, si sa, si fanno le molotov).
Allora, quelli che dicono che sono uguali a noi, sapete cosa sono? Sono degli stupidi, sono! E questa, questa è la Dittatura del Relativismo! La Dittatura del Relativismo vuol dire che una torta di merda può essere buona perchè a me sembra tale. Ma no! Un torta di merda fa schifo comunque!

E li
(indeterminato) vorrebbero al tavolo delle trattative.. Ma vi sembra possibile?"

lunedì 19 marzo 2007

Ah.
Mangia fragole, anche se stona con il colore delle sue spine.
E soffre il solletico, ché se glielo fate sulla pancia un po' di volte di seguito poi si arriccia tutto.
Del resto, è un riccio.
Io volevo un capro espiatorio.
Ma il capro non c'era.
Allora ho addottato un riccio. Viola.
Il riccio viola espiatorio.

domenica 18 marzo 2007

Recensione: Il povero Piero




Chiamo alla biglietteria della Corte per chiedere se ci sono ancora biglietti per lo spettacolo "Il povero Piero" di Achille Campanile della sera stessa. Mi risponde una tipa: "Sì sì, ce n'è". "E' meglio se vengo prima?" "No, no, non si preoccupi, ce ne sono quanti ne vuole!".
Come dire: fa schifo.
Se era il mio, di spettacolo, la uccidevo.
Decidiamo (io, la Talpa, la Sorella, l'Attrice Bionda e rispettivo fidanzato A.), ciononostante, di andare.
A loro non è piaciuto tanto. A me sì.

Intanto, è una compagnia di mille mila persone, veramente troppissime. Tipo 20.
La scenografia era orribile. Brutta proprio. Con le pareti azzurre, il piano inclinato con i segni di scòc che si vedevano per terra, i divani e i pouf annicinquanta che sembravano recuperati dalla discarica.
E il primo tempo anche, non è che mi sia piaciuto molto. Intanto, perchè non mi piaceva la recitazione. E poi perchè era una robina così, con un bel testo, dei giochi di parole carini, dei quiquoqua divertenti ma niente di che.
E poi c'è la fine primo tempo.
E poi c'è il secondo tempo. Che inizia uguale, anzi, forse peggio, perchè le battute sono meno divertenti.
E poi inizia a essere delirante. Sempre di più, sempre di più. E cinico.
Tipo una scena in cui loro stanno cantando ed entra una tipa ottocentesca. E dice: "Dovete annunicare Mariellina". "Ma Mariellina è un'altra commedia". "Ah! Scusate". Mi ha fatto ridere un sacco.
E poi, improvvisamente, l'orrida scenografia crolla.
Crolla apposta, eh. Ma tu non te l'aspetti. Vengono giù tutte le pareti. E appare un'attrice che spiega che, insomma, a lei questa scelta di regia non piace mica tanto, ma cosa volete, il regista è il regista e mica si può contestare.
Poi rinizia lo spettacolo.
E appaiono i tre re magi e l'omino Michelin fatto con i pneumatici, proprio.
E un operaio arriva dall'alto su di un carrello trasportatore.
Poi c'è il corteo con tutti gli attori. Poi finisce.
Così.
Forse non rende tanto l'idea di quanto, ma quanto, ma quanto fosse surreale. Ma lo era. E a me il surreale così piace tanterrimo.
Tipo Monty Python, ecco.

sabato 17 marzo 2007

La lettera è arrivata.
E' arrivata anche la risposta.
E due ore e quarantacinque di telefonata.
Ma io mica ho capito, in realtà.
Allora aspetto a vedere com'è la prossima volta che ci vediamo, ecco.

mercoledì 14 marzo 2007

lunedì 12 marzo 2007

Omino

E improvvisamente torno, e altrettanto improvvisamente con una questione solo e soltanto personale.
Dunque.
Come voi tutti ormai saprete, visto che tutti conoscete la Nessie (;-)), io ho detto addio all'Omino (sapete quello strano essere che ogni tanto si aggirava in mia compagnia e che tutti tranne forse il G. dovreste aver visto almeno una volta? Ecco, lui.).
Ed è stata una roba molto triste, dirgli addio, perchè a me non andava che finisse proprio così.
E tutti mi direte, ma se addio gliel'hai detto tu. E io vi dirò avete anche ragione, però è perchè stavo male da due settimane e mi sembrava uan buona soluzione.
Ed è andata che io gli ho scritto questa lettera, e gliel'ho mandata e gli sarebbe arrivata lunedì, però non gli ho scritto nessun messaggio per due giorni e lui se l'è data, che stava succedendo qualcosa, e mi ha chiamato e mi ha detto cosa c'è e gli ho detto che gli arrivava la lettera e lui mi ha detto dimmi cosa c'è scritto e io gli ho detto no no e lui mi ha detto dai ti prego e io alla fine gliel'ho mandata anche via mail, la lettera.
Allora poi mi ha richiamato, e abbiamo pianto tutt'e due un sacco (cioè, io un sacco, lui un po', quanto gli permetteva il suo machismo, ecco), anche se per due motivi diversi.
E poi mi sono messa a pensare, dopo che gli ho detto che non ci saremmo rivisti mai mai più.
E ho pensato che io, trascinata dalla disillusione pessimistica femminista, non ho neanche provato a cambiarlo, l'Omino.
Che funzionava che io gli dicevo cosa non andava per me, lui mi diceva cosa non andava per lui e tutto rimaneva come prima, perchè nessuno dei due spingeva l'altro a fare qualcosa. E da parte sua è normale, che è maschio.
Ma da parte mia ho realizzato che forse no.
Che io vedendo utte voi blogghiste che dite che a cambiare gli uomini non si riesce e tutte queste cose qui, io non ci ho neanche provato.
E mica me ne ero resa conto, eh.
E allora ho pensato che magari gliela potrei anche dare, un'altra possibilità, e provarci, a cambiarlo. Che se non funziona sono sempre in tempo a scriverne un'altra, di lettera d'addio, ché mi riescono anche bene.
Allora io aspetto una settimana, che così non sembra che non posso vivere senza di lui che infatti così non è, e poi gli mando questa strillettera teribbile, che l'ho iniziata ieri, sono già a cinque pagine e ho ancora mille robe da scrivergli. E vedo come va. Se magari gli serve. Se magari è un uomo che fa eccezione.
Ma sicuramente serve a me. Che se no mi rimane questo cruccio che non ci ho neanche mai provato.

A voi vi sembra tanto una brutta idea?


(Mentra stavo per postare mi è venuto in mente che l'Omino ce l'ha, il mio indirizzo di blog. E che allora lo potrebbe leggere, questo post qui. E che se lo legge tutto ciò non funziona. Però mi è anche venuto in mente che in sette mesi che ci conosciamo lui il mio blog non è mai mica andato a leggerlo, quindi non vedo perchè dovrebbe farlo ora. E che se ci va adesso vuol dire che gli manco troppissimo, e quindi il suo machismo non gli permetterà mai di ammettere di aver visto questo post. E quindi io posto lo stesso).