giovedì 1 maggio 2008

"Sono un alcolizzato. Sono un tossicomane. Sono un omosessuale. Sono un genio."


Ho scoperto Truman Capote, che è il signore poco poco inquietante che vedete nella fotina qui sopra.
L'ho scoperto con un libro, che si chiama "L'arpa d'erba", e che è meraviglioso.
Già solo il concetto dell'arpa d'erba è fantastico: l'arpa d'erba è quella che racconta tutte le storie di un paese, è l'erba che cresce nella prateria appena fuori dal villaggio e si muove, con il vento.
Le storie di paese sono piccole, e si incrociano.
E l'arpa d'erba racconta sopratutto le storie degli emarginati, dei broder-line, di questo gruppo di gente che rifiuta ed è rifiutata dalla società di un'America di boom di primo '900 e si rifugia - più o meno casualmente, più o meno consciamente - su di una casa su un albero.
Hanno tutte le età, sono emarginati perchè considerati pazzi, o troppo all'antica, o troppo soli, o troppo neri. Sono zingari, sono orfani, sono schiavi, sono portatori di una saggezza dolce che è fin troppo scomoda.
Non è un romanzo di formazione, anche se alla fine ognuno di loro uscirà cambiato da questa esperienza. Non è un romanzo di formazione perchè è una foto seppiata.
E' un'istantanea che dura qualche settimana, ma i cui personaggi sono fissi nel loro essere diversi, nel loro essere Altro.

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