martedì 18 dicembre 2007

Compagni vecchietti sempre presenti

Volevo già scrivere questo post qui, quando l'amica E. ha tirato fuori questa cosa del fiore del partigiano.
Allora io aggiungo il mio tulipano.
Succede che andiamo a fare sciòpping natalizio con l'Amica delle Medie. L'Amica delle Medie è quella amica che un po' tutti abbiamo o abbiamo avuto: l'amica che prima era proprio amica amica, ora è amica un po' meno, ma ogni tanto ci si vede più che volentieri. Il problema di tutte le Amiche delle Medie è che sono di destra. E la mia non fa eccezione.
Per tacito accordo, quindi, non si parla di politica, sociale, niente che neanche si avvicini.
Succede però che l'Amica delle Medie va ad un liceo in cui tutti i prof sono compagni. E quindi io mi diverto un sacco a sentire i suoi racconti da ragazzetta di destra con adorazione per prof compagnissimi.
Sull'autobus che ci porta a fare sciòpping, l'Amica delle Medie mi dice, addolorata, che il suo prof compagnissimissimo di italiano deve andare in pensione, e che loro sono un po' dispearti perchè quello che dovrebbe sostituirlo è "proprio un fascista. E per dirlo io...".
Nel frattempo, ci avvicinamo alla porta dell'autobus, per scendere. Davanti a noi c'è una vecchiettina di quelle proprio piccole piccole, esili esili, che ti aspetteresti una vocina sottile, la mano che trema nello sforzo di tenersi aggrappata all'autobus.
Continua, l'Amica delle Medie: "Nel senso, per farti capire, questo è uno che il primo giorno entra e dice: "Io sono di estrema destra. Quindi non voglio trovare niente di neanche vagamente comunista nei temi, o metto un 4 senza neppure discutere". Capito che stronzo?", dice l'Amica di destra delle Medie.
In quel momento, l'autobus si ferma. La vecchietta si gira e con voce stentorea, guardandoci dritte negli occhi, proclama: "Questo, nel '45, non sarebbe potuto succedere!"
E scende.
Ho convinto l'Amica delle Medie che ciò che intendeva la vecchietta era che la libertà di parola era molto più garantita, nel '45, non che al prof fascista sarebbe successo qualcosa di brutto.
Ma io, la vecchietta, avrei voluto abbracciarla.

giovedì 13 dicembre 2007

Highlander!


Dunque. Succede che, in questo pomeriggio di anestesia, decidiamo con la Sorella di vedere un ottimo film. Highlander. Lei l'aveva già visto, eh, nei meravigliosi anniottanta.
Riassumo.
C'è questo tipo, christopher lambert, ad un incontro di wrestling. L'incontro di wrestling gli ricorda, oh ma quanto gli ricorda, un combattimento scozzese del 1500. Christopherlambert, dopo il suo film personale sul combattimento scozzese, scende nel parcheggio. Nel parcheggio duella con un uomo in giacca e cravatta. Durante il duello l'uomo in giacca e cravatta non trova niente di meglio da fare, per allontanarsi, di compiere tutta una serie di salti mortali, così, perchè trova che siano il modo più sicuro di difendersi. Alcuni colpi di spada intaccano inoltre un simpatico tubo da cui fuoriesce gas, che non sembra preoccupare affatto i due combattenti ma che innesta la reazione delle valvole antifumo che iniziano a spruzzare acqua dentro al parcheggio, con effetto pioggia. Del resto, che duello è, se non c'è la pioggia? E soprattutto, christopehrlambert indossa un trench, che quando è asciutto fa proprio schifo. Necessità di regia, insomma.
Alla fine christopherlambert vince il duello, e decapita l'uomo in giacca e cravatta. Poi, sicuro che sia una bella idea, lascia la spada con la quale ha combattuto da qualche parte nel parcheggio e se ne va.
Flescbek.
Combattimento in Scozia in un anno che io avrei detto 1300 ma lui dice 1500. Un tipo, che non sembra affatto christopehrlambert, ma, non ci crederete mai, è proprio lui, fa il bullo con i suoi compagni di guerra. Arriva la tipa che dice: "O compagni di guerra del mio amore, riportatemelo tutto intero". E il compagno di guerra più simpatico risponde: "Tanto lo sappiamo quale pezzo ti interessa". Ha ha. Grasse risate.
Campo lungo sulla schiera avversaria. Un tipo con in testa un teschio di non si capisce bene cosa e la voce profnda da cattivo dice: quello lì lasciatelo a me. E quello lì, ebbene sì, è proprio christopherlambert. Non l'avreste mai detto, eh?
Scontro. Fango, sangue e arti mozzati. Scene d'inaudita violenza. Gente che annega nella palude. E christopherlambert? Christopehrlambert nessuno se lo fila, perchè il teschio ha detto di lasciarlo a lui. Finché a un certo punto qualcuno lo infilza, non mi ricordo bene se il teschio o qualcun'altro. Cala il buio. Nella tenda, la tipa piange sul corpo di christopherlambert. Giorno. Osteria. Pissipissibaubau di uomini "è satana" "ha venduto l'anima al diavolo" "a morte" "aaah". Entra christopherlmabert, vivo e senza una ferita. Nessuno lo vuole, perchè sicuro ha fatto un patto con il diavolo. Cambio scena. Christopherlambert viene preso a sassate e massacrato di botte. Interviene il capo del villaggio che lo fa scappare. "Ti ricorderò", dice christopherlambert. Ricordatevelo bene, questo particolare, perchè è una scena importante, con le voci dietro che si affievoliscono e le belle valli scozzesi davanti, una scena molto romantica.
Si ritorna nel 1985 attraverso l'ottimo collegamento luce rossa del tramonto-luce rossa di una volante di polizia. Christopehrlambert è arrestato e portato in un distretto di polizia, in cui si distingue pr il suo acume e per le sue risposte pronte. Ci viene detto che è un antiquario, e che quindi dovrebbe saperne a mille sulla spada che la scientifica ha ritorvato nel parcheggio, ma lui fa il finto tonto. Poi se ne va.
Christopherlambert entra nel suo loft tantissimo anni '80. Apre una porta poco poco inquietante e si siede su un divano guardando i suoi vecchi cimeli.
Flescbeck.
Solo e ramingo sulle montagne scozzesi, christopherlambert vive pacificamente con la sua donna, senza chiedersi minimamente perchè una spada che l'ha trafitto da parte a parte non l'abbia portato alla morte. Finchè... Arriva scionconnery, su un cavallo bianco, vestito come un pirla (scionconnery, non il cavallo bianco). Afferma di essere spagnolo - ma in realtà egizio - e dice a christopherlambert che deve tantissimo spiegargli la vita. E in un interessante quarto d'ora di finti duelli e prove che scionconnery fa fare a christopherlambert per dimostrargli che è immortale, l'arguto spagnolo ci spiega che:
1- christopehrlmabert è, appunto, immortale
2- christopherlambert può essere ucciso, come tutti gli immortali, solo se decapitato
3- christopherlambert ha mille mila poteri nascosti
4- per ora gli immortali vivono pacificamente divisi in due gruppi: i buoni e i cattivi. Arriverà, però, il giorno del guidizio. Quando rimarranno solo due immortali, uno dei due dovrà uccidere l'altro per guadagnarsi il premio finale. E se vinceranno i cattivi per gli uomini sarà una bruttissima storia.
5- gli immortali son si possono uccidere in luoghi consacrati.
6- christopherlambert non può avere figli.
Quest'ultimo punto glielo rivela in un'interessante festa di paese che spicca per l'ottima ricostruzione storica: nella Scozia del 1500, nessuno si stupisce nel vedere scionconnery vestito come un pirla spagnolo, ma, soprattutto, la tipa di christopehrlambert va a comprarsi un vestito. Non della stoffa per farsene uno, proprio un vestito.
Ritorno al 1985 con il passaggio peggiore della storia del cinema. Un primo piano della tipa si trasforma lentamente nel viso della gioconda, che ritorviamo su un cartellone pubblicitario a Niuiork.
Un capolavoro di regia.
Christopherlambert ritorna sul luogo del delitto per recuperare la sua spada (che non è quella che aveva la polizia, quella è l'altra). Riesce a entrare senza problemi, perchè ovviamente la zona non è piantonata, e vede la tipa della scientifica. Si spaventano reciprocamente e scappano, ma la tipa decide di seguire christopherlambert. Christopherlambert entra in un vicoletto e si scontra con... il teschio! Interessante quarto d'ora di duello, finchè appare un elicottero della polizia. Tutti se la danno a gambe, e la polizia non insegue nessuno.
Flescbeck.
Sionconnery e la tipa di christopherlambert sono da soli in questa rocca nel nulla della Scozia. Appare il teschio che fa fuori scionconnery. Ma mica lo fa fuori così, dal nulla. Combattendo distruggono tutta la casa. Vorrei ricordarvi che combattono a colpi di spada. Alla fine del combattimento, comunque, rimane solo la scala principale che svetta davanti alla classica luna rossa da temporale. Scion muore. La tipa di christopehrlambert ha deciso che quello lì è proprio un bel posto dove stare aspettando il ritorno del marito e non scappa. Fine flascbeck.
Christopherlambert è al lavoro.
Flescbeck.
Seconda guera mondiale. Christopherlambert, non si capisce bene come dove quando e perchè è su un terreno dove si sta combattendo. Ripara in una cascina, incontra una bambina, la prende in braccio e scappa cone lei. Lo sorprende il nazi. Gli spara alla schiena. Chrisotpherlambert non muore. La bambina gli chiede perchè. "E' una specia di magia", risponde lui. It's a kind of magic. Fine flescbeck.
La tipa della scientifica lo invita a cena.
Flescbeck.
Scozia, 1500. La tipa di christopherlambert sta morendo di morte. Gli chiede di accendere sempre una candela il giorno del suo compleanno. Christopherlambert, solo ora, si rende conto di quant'è brutto essere immortale. Fine flescbeck.
La tipa della scientifica è a casa di christopherlambert che le dà un pugnale e si fa accoltellare. Non muore. "Sono immortale", le dice. Lei non fa una piega perchè ne sapeva a mille, perchè aveva visto che l'identità di christopherlambert era in realtà quella di un bambino morto. Wow. Si baciano.
Stacco.
E' il giorno del compleanno della tipa scozzese. Christopherlambert va in chiesa ad accendere una candela. Arriva il teschio, che fa un casino allucinante in chiesa, si rivela pazzo e così, perchè non sa cosa fare, gli dice "Ah, sia qual è l'ultima? Che la tua tipa scozzese l'avevo anche violentata". Ha.
Christopherlambert, ora, ha una ragione per ucciderlo.
Il teschio rapisce la tipa della scientifica. Christopherlambert capisce che è giunta l'ora. Saluta la sua segretaria, che è poi la bambina che ha salvato durante la seconda guerra mondiale. "Non tornerai più, vero?". Sagace. "No. Ricorda. It's a kind of magic". Parte it's a kind of magic dei Queen. Era tutto il film che la aspettavamo.
Christopherlambert va a colpo sicuro. Nei sobborghi di niuiork, la tipa è appesa ad una scritta luminosa. Christopherlambert sale sull'impalcatura della scritta. Ad aspettarlo c'è il teschio. Duello duello duello duello. Tutti i fili elettrici vengono tagliati. Si rovescia una cisterna. C'è un metro d'acqua per terra e i fili elettrici ci cadono dentro. Loro vabbe', sono immortali. Ma la tipa, che è appesa ad un palo di ferro la cui base è nell'acqua, non sembra risentire minimamente delle scosse da 2000 volt che le devono arrivare. Ma si sa, il ferro è un ottimo isolante. Duello duello duello duello. Vince christopherlambert.
Ascensione in cielo. Scaturiscono dal nulla tutta una serie di mostri tipo draghi cinesi che gli dicono "Hai vinto. Ora hai il premio finale". E il premio finale consiste nel fatto che diventa mortale, ma finchè vive può capire tutto quello che pensano tutti gli uomini da qualsiasi parte del mondo, e aiutarli con le sue decisioni.
Valli scozzesi. Christopherlambert e la tipa della scientifica si baciano.
Fine.
E il tipo "Mi ricorderò di te"? Boh. Non si è ricordato.

martedì 11 dicembre 2007


Auguri, Gnomo del Balcone!

lunedì 10 dicembre 2007

sciaini!

Millanta anni che non faccio lo sciaini.
Eccoci, adunque.
Le entrate più numerose sono date dalle poesie. Solitamente le ricerche sono giuste, titolo, tema o autore, ma "Tebe dalle sette porte" mette molto in difficoltà: porte sette a Tebe, Tebe, le porte erano sette?, chi costruì tebe dalle cento porte, fino al magnifico chi a distrutto tebe.
Anche la psicologia dà il suo buon apporto, con ossessivo compulsivo complesso di edipo, la donna psicopatica e prof che si fanno curare alle bahamas.
Ringrazio inoltre i simpatici razzisti che sono entrati con sporchi negri, cacciare i negri e un misterioso omini neri che si ammazzano.
Abbiamo poi le grandi ricerche porno: dai più classici calendari da camionisti e "riviste porno" ai letterari porno- catullo e catullo porno. Finestra vicino a camera sexy mi lascia qualche dubbio di origine sintattica (è la camera ad essere sexy?) così come foto di prof che la tirano in classe, su cui non indagherò.
Arriviamo alle domande campali: the good shepherd qualcuno l'ha capito? No, tranquillo, non sei stupido tu. "accento più bello" mi lascia qualche perplessità, ma mai quanto perchè in certe starde in salita la macchina va in su. La domanda a cui so rispondere è i cantanti degli anni 70 che hanno cantato una sola volta. Diego De Palma, che ha inciso un 45 giri e poi si è schiantato in moto. Ecco. Spero di averti aiutato, chiunque tu sia.
Ho poi lettere d'addio divertenti, ma il concetto mi risulta ostico, e questo misterioso bousane bophavanh. Ma, cercando su goooogle, ho scoperto che è proprio il mio blog il primo ad uscire: e quel nome impronunciabile è il presidente del Laos, su cui avevo fatto un interessante post.
La ricerca migliore resta però questa, non c'è niente da fare:
lsd kgb russia film papa


domenica 9 dicembre 2007

No pasaran!, 28 novembre

Siamo andati al Reina Sofia. Il Reina Sofia è un museo che non si fila nessuno, ma è quello di Guernica, di mile mila Picasso, di Dalì, di Mirò, di tutta questa serie di gente qua.
Il Reina Sofia è gratis per i minori di 18 anni, en passant.
Io Guernica lo aspettavo da quando avevo tre anni, e mi ero innamorata del Museo Picasso di Parigi.
Guernica è come te lo aspetti. Te lo aspetti molto di più. Ed è molto di più.
E' più grande.
E' più nero ed è più bianco.
E' più particolareggiato.
E' più inaggettivabile.
E' di più.
Tutto il museo, è straordinario.
C'è El gran masturbador di Dalì.
C'è Il risveglio di Mirò.
C'è Testa di cavallo di Picasso.
E mille mila altre cose ancora che, ovviamente, non sono riuscita a vedere, pur essendoci tornata nell'ora di shopping del giorno dopo.
Poi c'è il bookshop più bello del mondo. Ho speso 55 euro, a rate. A rate nel senso che continuavo a portare cose alla cassa, e la tipa mi guardava un po' stralunata. Chissà perchè, poi.

Dopo il Reina Sofia abbiamo visto il Palazzo Reale. Che è una muffa come tutti i palazzi reali, quindi non c'è molto da raccontare.
Poi shopping, nel mercatino natalizio. A Madrid a natale si fanno gli scherzi. Mille mila scherzi divertenti, il bicchiere che non tiene l'acqua, la tovaglia macchiata, i diti insanguinati... har har har.
Scherzi e presepi. E basta. Ma basta sul serio, non tanto per dire. Mille mila banchetti di scherzi e statuine.
Poi, i negozi di souvenir.
Poi, i presepi.
Poi, gli scherzi.
Poi, la cena orribile.
Poi, siamo andati a dormire alle 11.
Sigh.
Ebbene sì.

martedì 4 dicembre 2007

No pasaran!, 27 novembre

La mattina visitamo il Prado. Il Prado, per i gruppi, funziona che puoi stare dentro un'ora e mezza, se no intasi. Danno un appiccichino al capo-gruppo con scritto l'ora di uscita, e se le guardie ti vedono oltre quell'ora penso ti sbattano fuori. Non ne ho idea, però, perchè a un certo punto ci siamo dispersi, la prof capogruppo si è tolta la giaccia con su l'appiccichino e siamo stati un'oretta di più. Non abbastanza, comunque, visto che sono mille mila stanze. Alla fine abbiamo visto solo Goya e Velazquez, e chissenefrega degli altri. Opinabile, ma sono stata peggio alla frase "visitiamo in un'ora tutto il Reina Sofia", sarà che a me l'arte moderna dopo un po' stufa.
Comunque.
Usciamo dal Prado, abbiamo un tot di ore libere.
Galeotta fu la cartina e l'albergatore che ce la diede, su essa stessa cartina era segnato l'Hard Rock Cafè. Miiii. L'Hard Rock Cafè. Miiiii. Le magliette. Miiii. I portachiavi. Miiiii. I bicchieri da chupito.
Partiamo.
Camminiamo, camminiamo, camminiamo.
C'è tanta polizia, in giro, ma non ci facciamo caso più di tanto.
Finchè.
Finchè, da lontanto, vedo un assembramento di persone. Tante, persone. E in mezzo a queste persone, un reparto dell'esercito.
Ora.
Sarò io che sono paranoica. Sarà che eravamo vicino alla stazione dell'attentato. Sarà che a me assieme a Spagna suona ETA.
Non mi sono presa benissimo.
Traffico tutto bloccato.
Sirene da lontano.
Ci avviciniamo, bisogna superare la gente per arrivare all'Hard Rock Cafè.
Io mi sarei allontanata volentieri, ma 15 adolescenti non vengono fermati da un reparto dell'esercito.
Ci avviciniamo, quindi.
La gente è sorridente.
Mah.
Inizio a rilassarmi.
Il reparto dell'esercito è una banda.
Sempre meglio.
Le sirene sono auto blu.
E' la visita del presidente romeno - romano, come dicono gli spagnoli - al monumento al milite ignoto o qualcosa di simile.
Uff.
Ciò detto, ho visto Zapatero. O meglio. La pelata di Zapatero, perchè ero dall'altra parte della strada.
Non mi invidiate un po' tutti?

Nel pomeriggio è prevista la visita guidata con guida (no, non è ovvio, la visita guidata a Toledo era senza guida). Zompiamo sull'autobus. Io faccio l'errore di bere una birra a pranzo, e per la prima mezz'ora sono in coma. La seconda va già meglio. La terza riesco persino a seguire.
E la guida racconta due nanetti divertenti, prima di giustificare qualsiasi cosa abbia fatto Franco, perchè è grazie a lui che la Spagna è in Europa. Prima di dire questo, però, racconta i nanetti.

Primo Nanetto.

Picasso dipinge "Guernica", e "Guernica" è tenuto al Moma di New York. Prima di morire, Picasso dice: "Voglio che Guernica ritorni in patria, quando ci sarà uno stato libero e repubblicano". Poi dice: "Voglio che Guernica ritorni in patria, quando ci sarà uno stato democratico". Poi muore. Poi muore Franco. E lo stato spagnolo diventa una monarchia costituzionale, quindi democratica.
Allora la Spagna dice: "Ehy, Moma, ridacci il nostro Guernica". E il Moma dice: "Stacippa, sarete anche democratici, ma repubblicani no, quindi ce lo teniamo". Da questo, nasce dibattito. Ma dibattito che intervengono gli ambasciatori, non dibattito che dico di sì dico di no dico di sì dico di no.
Alla fine, Guernica è a Madrid.
Ma io non lo so se Picasso sarebbe molto contento, della Spagna che ho visto io.

Secondo Nanetto. Nella vulgata della guida.

Quando Franco muore, tutto torna alle tradizioni. Tradizione pagana torna, tradizione cristiana torna, tradizione libera torna. Tutti vuole tornare. Anche pecore. Perchè Madrid è sulla strada di pecore. Sempre, prima di Franco, pastori porta pecore in estate, e passa per Madrid. Tutte pecore per tutta Madrid. Quando c'è Franco, niente più pecore. Quando Franco muore, pastori ritorna a passare per Madrid. Pecore vuole loro diritti. E tutti gli agosti, ora, pecore passa per Madrid.

Una felice metafora della democrazia.

domenica 2 dicembre 2007

No pasaran!, 26 novembre

26 novembre

Partiamo da Lloret de Mar che è ancora buio, con destinazione Madrid.
Ci fermiamo per pranzo a Saragozza: Saragozza, la città delle tre culture, la città con la tempesta di sabbia.
Non riusciamo a tenere gli occhi aperti, avanziamo per un'enorme piazza senza capire dove stiamo andando. E ci chiediamo, continuamente, da dove venga tutta quella sabbia. Che ci sia il vento passi, ma la sabbia stile Sahara...
Scopriamo, un'ora dopo, quando il vento si è calmato, che è in costruzione un ottimo presepe vivente, con sabbia annessa. Che immagino non ci sarà più, a questo punto.
Per trovare riparo, comunque, entriamo nella basilica.
La cosa geniale della Spagna è che moschee, sinagoghe e chiese hanno tutte lo stesso stile. A volte - giuro! - anche gli stessi quadri.
La basilica di Saragozza è enorme, e si sta celebrando un non so che di religioso registrato su cd, con tutti che ripetono amen e una voce metallica che parla in spagnolo.
Abbandono le prof che descrivono i quadri e inizio a vagabondare per la chiesa: vedo appese due bombe ad una colonna, con la solita targa "ringraziamo Santa Maria del Pilar (Pilar vuol dire pilone, per chi non lo sapesse, e la leggenda vuole che Maria sia apparsa a Saragozza proprio su un pilone, così, dal nulla), che ha impedito lo scoppio delle due bombe cadute sulla basilica nell'anno 1936".
Ok, tutto normale.
Passo oltre.
Vicino ad un altare secondario (ce ne sono tre o quattro), la seguente targa: "In ringraziamento a Santa Maria del Pilar, che ha protetto i combattenti durante l'incresciosa guerra civile che ha dilaniato il paese e li ha portati alla vittoria nel 1939".
Io mi chiedo. Glielo spega qualcuno che le bombe erano loro?

Pranziamo in uno spagnolissimo irish pub, in cui ci servono delle cose, che loro chiamano pizze, ma sono bruschette, su un tagliere, con una mezzaluna come posata. Scopriremo poi che la pizza con mezzaluna è un po' il must del momento, in Spagna.
Ripartiamo per Madrid; a metà del viaggio, urge una sosta autogrill.
Io non so se voi siate mai stati in Spagna. Io non c'ero mai stata. E mi immaginavo un paesaggio tipo toscana, tipo lazio, e mille mila paesini piccoli e le cttà grandi molto grandi.
Invece no. Il paesaggio è desertico: sabbia, rocce, arbusti, cespugli. Sabbia, rocce, arbusti, cespugli, sabbia, rocce, arbusti, cespugli, città. Senza periferia, senza niente. Improvvisamente, una città, grande, non paesini, e, di nuovo improvvisamente, sabbia, rocce arbusti cespugli.
L'autogrill, dicevo. Ci fermiamo. Non esistono autogrill in Spagna. L'autostrada è costellata da motel, bar, chioschetti indpendenti. Visto che "i chioschetti indipendenti chi sa cosa ti danno da mangiare", prof e autista optano per un motel dall'aspetto apparentemente normale.
Entriamo.
La porta cigola.
Le persiane delle finestre sono rotte, filtra la luce irregolare.
C'è un bancone al centro della sala. Sul bancone una teca. Sotto la teca acciughe sott'olio, pomodori sott'olio, formaggio evidentemente stantio.
Una macchina del caffè che borbotta e gorgoglia. Seduti ad un tavolo sulla sinistra, quattro vecchi sorseggiano un bianco e ci guardano storto.
Chiediamo per il bagno.
Ci indicano una scala, buia e sporca.
La porta si richiude alle nostre spalle.
Aspettiamo che tutti, maschi compresi, abbiano finito in bagno.
Risaliamo le scale.
La porta si apre.
I più coraggiosi hanno persino l'ardire di prendere un caffè.
Dicono che è buono.
Usciamo.
Fuori, il solito paesaggio desertico.
Un western a 100 kilometri da Madrid.

Arriviamo, infine, in albergo. Due stelle, davanti ad Atocha, la stazione dell'attentato. Le camere si dividono i pari e dispari. Ci sono ascensori diversi.
Si fa notare il genio della IIIA, che vuole, pretende e comanda di salire sull'ascensore dei numeri pari. "Ho la 641!", asserisce. "Appunto", diciamo noi. "Eh, il 6 è pari", conclude salendo sull'ascensore. La camera non l'ha trovata. P'cato.
Poi, scopriamo che le camere dispari e quelle pari sono collegate. Solo che c'è un cavedio in mezzo, quindi hanno deciso che la divisione era più comodo farla così, invece che tipo fino al 50 da una parte e oltre il 50 dall'altra. Mah. Contenti loro.
Sono Pazzi Questi Iberici.
Mentre ci docciamo, irrompono in camera nostra In chupito veritas e la Ginnasta. Urlano che ah, c'è del sangue sul loro letto, e ah, dei buchi nel corpiletto, e ah, e ah, e ah. Vado a vedere. In camera loro le altre due sono in piedi sui letti, come le vignette con le donnine stupide (o mia sorella) e i topi. Macchie rosse, effettivamente, ci sono. E buchi anche. Evidentemente, però, tempera e tarme. Tranquillizzo, per quanto sia possibile, le quattro urlanti, e faccio per tornare in camera mia. "C'è di peggio", dice la Ginnasta, e mi porta in corridoio. Nell'angolo cieco, effettivamente c'è di peggio. Una porta, polverosa e incelofanata. La plastica è strappata, e viene mossa dal vento.
Un buon inizio di gita.

No pasaran!, 25 novembre

Sono tornata. Fisicamente, intendo, non sul blog. Ero in Spagna. Da una settimana, non da quando non scrivo più.
Allora tocca fare il report dell'ottima gita di classe, ché merita. Giorno per giorno ho annotato le cose che sono successe, da raccontarvi.
Fate finta che io sia ancora lì, a Madrid, e che non mi trovi nel quartiere amministrativo in cui non si trova un internet point nenache a pagarlo oro, ma in un albergo a quattro stelle con internette aggratis e quindi vi scrivo da lì giorno per giorno.

25 novembre. Partenza.

Millemila ore di viaggio in pullman fino a Lloret de Mar, con tappa di un'oretta ad Arles. Niente da riportare. La classe con noi, III liceo classico, è morta. Noi no. Ce la caviamo con solo un po' di muffa verso le 20, essendo partiti alle sei del mattino.
Arriviamo in questo albergo: dunque, Lloret de Mar, per chi non ci fosse mai stato, non è una città. E' un posto piuttosto piccolo, tanto che non è neanche molto segnato sui cartelli stradali, con solo discoteche, locali e sexy shop. I sexy shop inizi a vederli dalla perfieria. Poi le discoteche. Poi i locali. Siamo arrivati che era notte, siamo partiti che non era ancora l'alba: io, l'unica cosa che ho visto sono state insegne luminose. Non esistono palazzi, solo grattacieli.
Il mio albergo era l'Hotel Samba: se lo cercate su internette, vedrete che le uniche immagini sono quelle dell'enorme piscina. Che c'è, eh, non voglio negarlo. Ma vi ricordo che è il 25 novembre.
Il resto dell'albergo non è brutto. Neanche troppo bello, ma non brutto. Il problema è un altro. Il problema è che ci sono solo over 65. Non so per quale motivo, visto che l'albergo è evidentemente fatto per giovani; si vede che d'inverno hanno le agevolazioni.
In questo albergo c'è un pub, triste e solitario, e un bar, con la musica. La musica è piano bar, e si balla. O meglio, i vecchietti, ballano. Fino a un certo punto non c'è problema: ballano a coppie, tutti romaniticosi, teneri.
E all'improvviso!, arriva l'ondata dei "pivello, la noche è giovane". Un branco di settantenni vestiti in modi improponibili (abiti neri e argentati attillati, robi immondi senza maniche e aderenti, gli uomini in camicia hawaina e pantaloni eleganti) che richiedono a gran voce balli di gruppo. I pianobaristi li accontentano, e parte la scena più raccapricciante della mia vita.
I settantenni, ammiccando a qualunque essere respirante che, malglieneincolga, incroci i loro occhi, iniziano a ballare con movimenti che loro ritengono sensuali, cercando di attirare i giovani - ovvero noi - che nel frattempo si sono ritirati in ordine sparso verso il bancone, che sembra la tana di nascondino. In quest'orrido spettacolo, durato un quarto d'ora, si fa notare il prof di filosofia, che balla amichevolmente con la collega più brutta della scuola.
Il prof di filosofia è tenero e pacioccoso. Dice salute quando starnutisci, anche durante una spiegazione, si scusa se ti deve interrogare e non si arrabbia mai, dice solo "sento un po' di brusio..." quando c'è un casino inenarrabile che regna sovrano. E' tenero, lo adoriamo tutti. Ma sexy, no. Aveva una camicia azzurra e i suoi soliti pantaloni un po' elegnati e un po' no. Fin qui tutto bene. Ma la camicia aveva i primi tre bottoni aperti, e da sotto spuntava una sensualissima canottiera bianca. Vestito in modo così elegante, il tenero prof non poteva che darsi delle arie: e camminava, quindi, tutto dritto, petto in fuori e sorriso spagnoleggiante sulle labbra.
Urgh.