martedì 4 dicembre 2007

No pasaran!, 27 novembre

La mattina visitamo il Prado. Il Prado, per i gruppi, funziona che puoi stare dentro un'ora e mezza, se no intasi. Danno un appiccichino al capo-gruppo con scritto l'ora di uscita, e se le guardie ti vedono oltre quell'ora penso ti sbattano fuori. Non ne ho idea, però, perchè a un certo punto ci siamo dispersi, la prof capogruppo si è tolta la giaccia con su l'appiccichino e siamo stati un'oretta di più. Non abbastanza, comunque, visto che sono mille mila stanze. Alla fine abbiamo visto solo Goya e Velazquez, e chissenefrega degli altri. Opinabile, ma sono stata peggio alla frase "visitiamo in un'ora tutto il Reina Sofia", sarà che a me l'arte moderna dopo un po' stufa.
Comunque.
Usciamo dal Prado, abbiamo un tot di ore libere.
Galeotta fu la cartina e l'albergatore che ce la diede, su essa stessa cartina era segnato l'Hard Rock Cafè. Miiii. L'Hard Rock Cafè. Miiiii. Le magliette. Miiii. I portachiavi. Miiiii. I bicchieri da chupito.
Partiamo.
Camminiamo, camminiamo, camminiamo.
C'è tanta polizia, in giro, ma non ci facciamo caso più di tanto.
Finchè.
Finchè, da lontanto, vedo un assembramento di persone. Tante, persone. E in mezzo a queste persone, un reparto dell'esercito.
Ora.
Sarò io che sono paranoica. Sarà che eravamo vicino alla stazione dell'attentato. Sarà che a me assieme a Spagna suona ETA.
Non mi sono presa benissimo.
Traffico tutto bloccato.
Sirene da lontano.
Ci avviciniamo, bisogna superare la gente per arrivare all'Hard Rock Cafè.
Io mi sarei allontanata volentieri, ma 15 adolescenti non vengono fermati da un reparto dell'esercito.
Ci avviciniamo, quindi.
La gente è sorridente.
Mah.
Inizio a rilassarmi.
Il reparto dell'esercito è una banda.
Sempre meglio.
Le sirene sono auto blu.
E' la visita del presidente romeno - romano, come dicono gli spagnoli - al monumento al milite ignoto o qualcosa di simile.
Uff.
Ciò detto, ho visto Zapatero. O meglio. La pelata di Zapatero, perchè ero dall'altra parte della strada.
Non mi invidiate un po' tutti?

Nel pomeriggio è prevista la visita guidata con guida (no, non è ovvio, la visita guidata a Toledo era senza guida). Zompiamo sull'autobus. Io faccio l'errore di bere una birra a pranzo, e per la prima mezz'ora sono in coma. La seconda va già meglio. La terza riesco persino a seguire.
E la guida racconta due nanetti divertenti, prima di giustificare qualsiasi cosa abbia fatto Franco, perchè è grazie a lui che la Spagna è in Europa. Prima di dire questo, però, racconta i nanetti.

Primo Nanetto.

Picasso dipinge "Guernica", e "Guernica" è tenuto al Moma di New York. Prima di morire, Picasso dice: "Voglio che Guernica ritorni in patria, quando ci sarà uno stato libero e repubblicano". Poi dice: "Voglio che Guernica ritorni in patria, quando ci sarà uno stato democratico". Poi muore. Poi muore Franco. E lo stato spagnolo diventa una monarchia costituzionale, quindi democratica.
Allora la Spagna dice: "Ehy, Moma, ridacci il nostro Guernica". E il Moma dice: "Stacippa, sarete anche democratici, ma repubblicani no, quindi ce lo teniamo". Da questo, nasce dibattito. Ma dibattito che intervengono gli ambasciatori, non dibattito che dico di sì dico di no dico di sì dico di no.
Alla fine, Guernica è a Madrid.
Ma io non lo so se Picasso sarebbe molto contento, della Spagna che ho visto io.

Secondo Nanetto. Nella vulgata della guida.

Quando Franco muore, tutto torna alle tradizioni. Tradizione pagana torna, tradizione cristiana torna, tradizione libera torna. Tutti vuole tornare. Anche pecore. Perchè Madrid è sulla strada di pecore. Sempre, prima di Franco, pastori porta pecore in estate, e passa per Madrid. Tutte pecore per tutta Madrid. Quando c'è Franco, niente più pecore. Quando Franco muore, pastori ritorna a passare per Madrid. Pecore vuole loro diritti. E tutti gli agosti, ora, pecore passa per Madrid.

Una felice metafora della democrazia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La verità?
No non ti invidio per la pelata di Zapatero.
Per i due nani un pò di più.
Ma dimmi la verità, speravi fosse, l'ETA, vero?